La Gioventù Comunista (GC) prende atto con preoccupazione dei risultati del gruppo di lavoro “Donne nell’esercito” presentato dal Dipartimento della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS). Il menzionato gruppo, istituito con lo scopo di aumentare il reclutamento di donne nelle fila dell’esercito, propone di ampliare la propaganda per il reclutamento con varie offerte comunicative (siti e volantini, ad esempio) rivolte specificatamente alle donne, di creare una rete di influencers donne all’interno dell’esercito e di aumentare la presa sulle (e sui) giovani nelle scuole, con una “settimana della sicurezza”.
Da un lato la rete di influencers può sembrare ridicola, ma dall’altro essa legittima fra i giovani dei modelli superficiali di stampo commerciale (ricordiamoci poi cosa è successo soltanto pochi giorni fa alle Scuole medie di Locarno) che umilia le istituzioni. Inoltre, essa nasconde l’oggettificazione della donna per aumentare la presa sui giovani. Appare poi estremamente preoccupante che l’esercito (e, ancor più grave, il governo) si voglia ritagliare degli spazi di propaganda nelle scuole. Questa iniziativa non è nuova in Europa: infatti già 10 anni fa, nel Land tedesco del Nord Reno-Westfalia la Sozialistische Deutsche Arbeiterjugend (SDAJ) ha dovuto lottare contro la stessa volontà di propaganda militarista nelle scuole promossa dal Governo regionale. Oggi invece è il DDPS che sembra non farsi eccessivi problemi volendo introdurre questo elemento di propaganda nelle scuole, che dimostra come il nostro esercito sia succube non solo dell’imperialismo economico e militare americano ma pure di quello culturale. È infatti cosa comune che l’esercito americano abbia spazi per la propaganda e il reclutamento nelle scuole; addirittura durante la seconda guerra del golfo esisteva la figura del reclutatore scolastico.
La GC da sempre si batte per la pluralità dell’insegnamento nella scuola pubblica, ma la propaganda lasciata in mano a un organo dello Stato che per sua costituzione risponde a logiche esclusivamente gerarchiche di comando e di ubbidienza acritica, e perciò è profondamente antidemocratico, non è assolutamente accettabile. La propaganda militarista, per lo più di un esercito che oggi non è nemmeno più solo di difesa ma è totalmente subalterno alla NATO, non può e non deve per nessun motivo varcare le porte di una scuola. Si tratta insomma qui di un tentativo della destra liberale militarista di abituare i giovani fin da subito all’atlantismo e all’obbedienza cieca, cui la Gioventù comunista si oppone fortemente! Occorre poi ribadire che la parità fra uomini e donne, che viene sfruttata dai difensori dell’esercito per promuovere misure come quelle sopra elencate, non si raggiunge di certo militarizzando anche quella parte di società per ora ancora esente dall’obbligo militare, bensì tramite la promozione di politiche sociali realmente paritarie.
Ancora una volta, alla luce di quanto scritto sopra, la GC invita i coscritti a voler preferire il Servizio Civile (sul quale in realtà mancano le informazioni fra i giovani, non di certo sul servizio militare), che negli ultimi mesi si è del resto dimostrato nettamente più utile rispetto alla Scuola Reclute, e condanna questo ennesimo e grave tentativo di propaganda da parte dell’esercito, che evidentemente non sa più che pesci pigliare per convincere i giovani ad arruolarsi.