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Il Partito Comunista esprime solidarietà agli studenti che, occupando l’Università di Losanna in solidarietà alla Palestina, hanno il merito di spostare la lotta all’interno di istituzioni che, lungi dall’avere promosso il pensiero critico e il dibattito democratico, hanno finora favorito la censura e l’omologazione culturale, piegandosi ai diktat e ai ricatti del regime di Israele. Si tratta, quella in corso, non solo di uno dei momenti di contestazione più esteso (e represso) in Occidente degli ultimi anni, ma anche di una lotta sociale avanzata, poiché gli studenti colgono una contraddizione centrale relativa alle pesanti influenze che il sionismo esercita nella ricerca accademica svizzera ed europea, nelle relazioni commerciali che finanziano il mondo formativo e nell’industria militare che si avvale della ricerca tecnico-scientifica.

Le rivendicazioni degli studenti – che godono del pieno sostegno del Partito Comunista – sono ragionevoli:

  • l’interruzione immediata della collaborazione accademica con le istituzioni israeliane fino a quando Israele non rispetterà le risoluzioni dell’ONU;
  • una posizione ferma, che denunci la distruzione delle università di Gaza e l’assassinio di professori, studenti e ricercatori palestinesi, e
  • una politica di accoglienza e sostegno agli accademici palestinesi.

La politica dei due pesi e delle due misure del governo svizzero e dell’Unione Europea rispetto ad altri conflitti in corso è semplicemente di un’ipocrisia vergognosa.

Come scrivevamo nelle tesi politiche del 24° Congresso del Partito Comunista svoltosi a Bellinzona nel novembre 2021: “va ribadito che Israele gode di pesanti entrature in Svizzera non solo nell’economia e nell’esercito, ma anche nel mondo universitario, della cultura e dei media, riuscendo persino a infiltrare settori non marginali della socialdemocrazia con la scusa della lotta all’anti-semitismo. Su questo fronte occorre iniziare a costruire degli argini, perché se gli agenti sionisti consolideranno le loro posizioni nei gangli vitali della società svizzera sarà molto più arduo spostare gli equilibri interni alla Confederazione rendendola indipendente dal sistema atlantico e orientata al nuovo ordine geopolitico multipolare”.

La causa della liberazione palestinese, insomma, si vincerà se anche in Svizzera – oltre a continuare a manifestare contro i massacri e per chiedere il ripristino degli aiuti umanitari per il popolo palestinese – si saprà frenare le infiltrazioni sioniste nel mondo economico, accademico e militare. Il Partito Comunista insiste nel chiedere che il Consiglio federale riconosca la Palestina come Stato indipendente: solo così Berna potrà tornare ad essere considerata neutrale e dunque mediare nel conflitto e fermare il genocidio in corso.

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