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A. Autonomie comunali e disparità fra comuni
Il principio federalista prevede che ogni istanza detiene un margine di autonomia residua, limitata unicamente dalle competenze che non sono delegate a uno o più livelli istituzionali superiori. L’applicazione di questo principio, soprattutto per quanto attiene alla politica comunale, produce su un piano pratico una difformità nelle possibilità di accesso della popolazione a una serie di prestazioni e servizi a dipendenza delle norme adottate da ogni Comune. A destare preoccupazione è ad esempio la tendenza dei Comuni a ridurre le proprie risorse attraverso l’abbassamento sistematico del moltiplicatore, tendenza che ha portato il Partito Comunista a riconoscere già nel 2019 la necessità dell’applicazione di un’aliquota unica progressiva con lo scopo di frenare questa corsa al ribasso che va a discapito della progettualità e dei margini d’azione degli enti locali. Una simile discrezionalità si riflette, analogamente, anche nella disparità di trattamento concernente gli aiuti sociali complementari erogati a livello comunale: i regolamenti che disciplinano questa materia risultano infatti non solo sensibilmente differenti, ma troppo spesso addirittura totalmente assenti.

B. L’azione politica coordinata come risposta alle disparità fra comuni
La soluzione a questa discrepanza va trovata nel rilancio di un’azione politica coordinata e unitaria volta a promuovere in tutti i Comuni, almeno secondo degli standard minimi ma socialmente avanzati, l’adozione di un regolamento sociale. Tale possibilità rientra perfettamente nell’ambito dell’autonomia comunale e, per quanto riguarda gli aiuti puntuali, è del resto esplicitamente riconosciuta dall’art. 53 della Legge sull’assistenza sociale. Come già dimostrato da diverse realtà più virtuose, agli enti locali è inoltre data la possibilità di erogare anche delle prestazioni ricorrenti per le categorie più fragili (ad es.: aiuto complementare per le persone in AVS o per le famiglie più in difficoltà). Oltre che ad essere giuridicamente fattibili e socialmente auspicabili, sul piano politico i regolamenti sociali costituiscono pertanto uno strumento centrale nelle politiche comunali di sostegno finanziario alla cittadinanza. Il Partito Comunista, che ha sempre dimostrato di essere una forza propositiva e aperta alla costruzione di intese per il progresso sociale del Paese, deve farsi carico di rilanciare i regolamenti sociali anche attraverso i propri rappresentanti all’interno dei Comuni. Ciò significa da un lato promuovere l’adozione di un’apposita base legale ove ancora non esista e, dall’altro, operare per l’allargamento degli aiuti esistenti e l’introduzione di nuovi aiuti ove necessario. Occorre poi rimarcare che l’adozione di tali regolamenti appare indicata anche dove il Comune dispone già di un ‘‘fondo sociale’’, siccome il funzionamento dello stesso tende ad essere sempre troppo opaco, non prevedibile e limitato dal corrispondente importo inserito a Preventivo. Soprattutto a partire dalla crisi sociale e dal rincaro che sta colpendo sempre più duramente i redditi medio-bassi, i comunisti sono comunque sempre stati attenti a questa priorità. Infatti, i suoi Consiglieri comunali si sono già a più riprese mossi per l’introduzione di tale strumento nei rispettivi Comuni e/o per l’adeguamento delle prestazioni sociali esistenti: ciò è avvenuto, anche a comprova della sistematicità dell’azione dei rappresentanti istituzionali del Partito, nei Comuni Alto Malcantone, Bellinzona, Capriasca, Gordola, Lugano e Morbio Inferiore (in taluni casi anche con esito positivo).

C. Ruolo della politica cantonale e azione dei comunisti
Allo stesso tempo occorre però non dimenticare la possibilità e l’esigenza di un’azione a livello cantonale, che può permettere una regolamentazione organica ed uniforme in merito all’obbligo di adottare un regolamento sociale, alle sue condizioni d’accesso e alle prestazioni da fornire. Al fine di rispondere alle problematiche indicate in entrata, i Consiglieri comunali e i Deputati in Gran Consiglio del Partito Comunista dovrebbero quindi lavorare sinergicamente attraverso uno scambio di informazioni e l’elaborazione di un intervento sulla tematica anche a livello cantonale.

D. Riconoscere l’urgenza di agire per il rilancio dei regolamenti sociali
Date le considerazioni sin qui condotte, il Partito Comunista:

1. riconosce nei regolamenti sociali uno strumento cardine per rilanciare nei Comuni le politiche di sostegno finanziario di natura temporanea (ma anche ricorrente) delle persone in maggiore difficoltà, a complemento delle prestazioni già fornite dagli altri livelli istituzionali, dell’attività svolta dai servizi sociali e dei necessari interventi di reintegrazione socio-professionale;

2. si adopera, in particolare attraverso i suoi rappresentanti in seno agli organi comunali, per l’adozione di un regolamento sociale nei vari Comuni, per favorire l’allargamento quantitativo e qualitativo delle sue prestazioni, nonché per introdurre nuove misure mirate dove necessario; essi vigilano altresì sull’evoluzione di queste misure nel loro Comune;

3. valuta, attraverso gli organi preposti come il Comitato Centrale e la Commissione parlamentare, la definizione di una proposta politica sul piano cantonale da implementare attraverso i suoi Deputati in Gran Consiglio, che promuova la possibilità di una riforma cantonale che disponga un obbligo di dotazione di un regolamento sociale per i Comuni.

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