Fuori l’esercito dalle scuole: stop alla propaganda di guerra!

Il nostro movimento giovanile chiede che l’esercito resti fuori dalle scuole e si escluda la propaganda bellicista!

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La Gioventù Comunista (GC) critica fermamente quanto accaduto oggi presso il CPT di Locarno, dove, come ha riferito il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti, l’esercito ha potuto esporre mezzi militari e armi e mostrare agli allievi le proprie attività con lo scopo di galvanizzarli. Ciò si inserisce nel contesto di un’offensiva propagandistica dei circoli militaristi, iniziata già qualche anno fa.

Già nel 2021 la GC aveva infatti espresso la propria preoccupazione in merito a quanto emerso dal gruppo di lavoro “Donne nell’esercito” presentato dal Dipartimento della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS), che aveva affermato di voler aumentare la presa sui giovani nelle scuole organizzando attività in loco. Per la GC la questione è chiara: l’esercito se ne deve stare alla larga dalle scuole, luogo dove dovrebbe essere promosso il pensiero critico e non l’indottrinamento di stampo militarista.

Questa situazione ci ricorda che la scuola non è un luogo neutrale, come la GC ha già più volte rimarcato in occasione di recenti dibattiti sull’insegnamento. Purtroppo, però, la propaganda atlantista (nella quale si inserisce anche quella militarista, dato che l’esercito elvetico è sempre più legato alla NATO) nelle scuole si sta intensificando sempre di più, a scapito del pluralismo che invece le dovrebbe caratterizzare. Ampliando un po’ lo sguardo, quanto sta succedendo nelle università d’Oltralpe, dove si vietano eventi sulla Palestina e si reprimono gli studenti che criticano Israele, è del resto sintomatico di questo fenomeno. La GC non tollera che nelle scuole venga promossa la propaganda bellicista filo-NATO, come già successo in occasione della guerra in Ucraina, ed invita nuovamente gli studenti a segnalare (all’indirizzo gioventu.comunista@gmail.com) casi di propaganda spudorata o di intolleranza nei confronti di studenti con opinioni differenti da quelle della classe dominante.

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