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I compagni Massimiliano Ay e Samuel Iembo si trovavano a fine novembre in Turchia, ospiti d’onore del Vatan Partisi riunito nel suo 11esimo Congresso ad Ankara. Erano presenti anche delegati palestinesi, russi, iraniani, britannici, algerini, ecc. I lavori congressuali – dopo essere stati aperti da una cerimonia pubblica con migliaia di cittadini accorsi allo Sport Arena di Ankara – hanno poi coinvolto, a porte chiuse in un hotel di proprietà del sindacato dei minatori, alla periferia della capitale turca, centinaia di delegati di ogni generazione, di ogni ceto sociale, di ogni etnia.

La linea del Vatan Partisi è quella di costruire un’unità tra patrioti kemalisti e comunisti che possa spingere il governo turco a rompere con UE e USA per favorire l’integrazione della Turchia nel campo euroasiatico e costruire un nuovo modello ad economia mista e produttiva che superi il capitalismo e si apra al socialismo. Il Vatan Partisi è infatti un partito rivoluzionario che deriva dalla tradizione maoista e che oggi unisce il patriottismo di Mustafa Kemal Atatürk al socialismo scientifico per costruire una Turchia indipendente che abbandoni la NATO. Con questa prospettiva il Congresso ha deciso di candidare il presidente del Partito, Dogu Perinçek, alle prossime elezioni in alternativa sia ad Erdogan sia alla coalizione a guida socialdemocratica filo-UE.

Ciò che impressiona è la capacità non solo di coinvolgere le masse (giovani e anziani, contadini e accademici, curdi e turchi: gli uni accanto agli altri) ma anche quello di incidere nella vita politica del Paese pur senza disporre al momento di deputati in parlamento. Nella sorpresa generale, al Congresso ha partecipato l’Ambasciatore della Cina in persona ed è arrivato anche un messaggio del presidente siriano Bashar al-Assad che ha invitato il Vatan Partisi ad intercedere per normalizzare il dialogo fra Siria e Turchia contro le ingerenze statunitensi e il separatismo etnico. Ad assistere ai lavori vi era anche una delegazione del collettivo comunista britannico “Friends of Socialist China“.

Il Congresso ha pure accolto l’autocritica di due ex dirigenti che, dopo una scissione abortita, hanno chiesto di poter essere riammessi nel Partito che conosce un nuovo slancio con un movimento giovanile di massa fra i più dinamici del Paese.

Al Partito Comunista – nell’ambito di un colloquio bilaterale con il Dipartimento delle relazioni estere del Vatan Partisi rappresentato dal matematico marxista Semih Koray – è stato invece chiesto un aggiornamento sulla sconvolgente decisione della Svizzera di abbandonare la neutralità adottando le sanzioni alla Russia e di avvicinarsi alla NATO: abbiamo garantito che ci impegneremo per tornare a una “neutralità stretta” (come il Partito svizzero del Lavoro chiedeva già nel suo congresso del 1983).

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