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La realizzazione della nuova caserma della Guardia svizzera pontificia nello Stato del Vaticano costerà circa 50 milioni di franchi, di cui 5 milioni versati dalla Confederazione. All’appello mancherebbero però ancora 4,5 milioni di franchi e alcuni Cantoni hanno già previsto di contribuirvi: il Canton Lucerna pagherà 350 mila franchi, il Cantone dei Grigioni 200 mila franchi, mentre Zurigo scende a 130 mila franchi. Dal canto suo l’Associazione Svizzera dei Liberi Pensatori (ASLP) ha già preannunciato referendum in almeno un Cantone.

Chiediamo pertanto al Consiglio di Stato:

1. Corrisponde al vero che la Conferenza dei direttori cantonali delle finanze avrebbe raccomandato ai Cantoni di contribuire al progetto della caserma in Vaticano con una cifra calcolata sulla media di un franco per abitante? Se sì saranno computati anche gli abitanti senza confessione o di altro credo?

2. È confermata la notizia secondo cui anche il Canton Ticino contribuirà finanziariamente a quest’opera e ne avrebbe addirittura già dato certezza alla Fondazione per il Rinnovo della Caserma della Guardia svizzera pontificia (FRCGSP) presieduta dall’ex-presidente della Banca Nazionale? Se sì, corrisponde al vero che si vorrebbe versare circa 350 mila franchi tratti dal fondo Swisslos?

3. Il Consiglio di Stato considera corretto finanziare una struttura militare all’estero che sarà di proprietà e ad uso esclusivo delle forze armate di uno Stato terzo? Altri eserciti esteri hanno già goduto di tale privilegio?

4. In questo contesto di crisi post-pandemia e di ristrettezze finanziarie dove il fondo Swisslos potrebbe avere impieghi prioritari in ambito sociale ed educativo, il Consiglio di Stato ritiene sia saggio impegnarsi finanziariamente invece per una tale opera? Se sì in cosa consisterebbe l’utilità e l’interesse pubblico?

5. Il Consiglio di Stato non ravvisa un problema fra questo finanziamento e la natura secolare delle nostre istituzioni repubblicane? Non ritiene insomma che tale contributo possa essere interpretato come lesivo della necessaria separazione fra Stato e Chiesa?

Massimiliano Ay e Lea Ferrari, deputati in Gran Consiglio per il Partito Comunista

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