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Lo scorso 22 febbraio 2021 su invito del Dipartimento delle Relazioni Internazionali del Partito Comunista Cinese (PCC) abbiamo partecipato, con altri 200 partiti di 80 paesi per un totale di oltre 300 persone, a una grande assemblea on-line dedicata alla situazione nella Regione autonoma uigura dello Xinjiang, al fine di discutere dei diritti delle minoranze in Cina e della lotta contro il terrorismo, il separatismo etnico e l’integralismo religioso. Oltre ai vertici del PCC è intervenuto persino il governatore della regione autonoma dello Xinjiang.

Dalla discussione è emerso senza più alcun dubbio come nella fase storica odierna difendere l’integrità territoriale degli Stati rappresenti quanto di più progressista si possa fare, poiché l’imperialismo sfrutta il principio di autodeterminazione dei popoli per balcanizzare i paesi sovrani e poter esercitare su di essi il proprio dominio neocoloniale.

Il nostro Partito, l’unica organizzazione svizzera presente, ha preso parte all’assemblea con una qualificata delegazione composta dal compagno Massimiliano Ay, segretario politico; dal compagno Samuel Iembo, membro della Direzione e dal compagno Luca Frei, membro del Comitato Centrale e coordinatore della Gioventù Comunista. Dal resto d’Europa erano presenti, fra gli altri, anche esponenti di spicco del Partito Comunista di Spagna (PCE), del Partito Comunista Portoghese (PCP), del Partito del Lavoro del Belgio (PTB), del Partito dei Lavoratori di Ungheria (MUNKASPART), del Partito Comunista Britannico (CPB) e del Partito del Progresso della Serbia attualmente al governo del paese balcanico.

Oltre agli importanti dati economici e sociali relativi allo Xinjiang quali l’incremento del Prodotto Interno Lordo, l’eredicazione della povertà assoluta, l’offerta massiccia di posti di lavoro per gli uiguri e la gratuità dell’educazione, si è pure concretizzata una grande lotta sanitaria pubblica, in particolare per debellare la tubercolosi e oggi il COVID-19. Durante la discussione è emerso come nel sud dello Xinjiang vi fossero carenze negli alloggi, molte case erano ancora di terra e roccia, ma con un importante investimento fra il 2016 e il 2020 è stato implementato un piano di insediamento abitativo grazie al quale sono stati costruiti più di 1 milione di nuovi appartamenti moderni.

Abbiamo inoltre preso conoscenza della particolare attenzione alla libertà religiosa dei musulmani da parte del governo centrale cinese. In assemblea erano presenti anche vari dirigenti del Partito Comunista Cinese, un imam che professa in loco e membri delle varie istituzioni locali che hanno risposto alle domande dei delegati esteri, preoccupati in particolare dalla voci relative a presunti “genocidi” e discriminazioni in corsa nella regione, rivelatesi tutti fakenews.

Lo Xinjiang è una regione strategica per la Repubblica Popolare Cinese poiché ricopre una posizione fondamentale per le tratte commerciali dell’Eurasia. L’integrazione economica euroasiatica e quindi lo sviluppo della Nuova via della seta che sta alla base del multipolarismo è la principale preoccupazione degli USA che stanno facendo di tutto per mantenere il mondo unipolare sotto la loro egemonia. Ecco il motivo per cui da mesi sentiamo continuamente i nostri mass-media battere la grancassa con notizie che si rivelano spesso false e faziose, atte solo a fomentare nel grande pubblico occidentale la sinofobia, in cui si prendono le difese del separatismo etnico uiguro: l’imperialismo sta cercando di fomentare i disordini nella regione dello Xinjiang armando il terrorismo di stampo fondamentalista islamico che tenta invano di convincere la minoranza uigura, un’etnia di origine turca e di religione musulmana, a rendersi indipendente da Pechino.

Sono intervenuti infine numerosi rappresentanti di partiti politici, di sinistra e di destra, e membri di governi e parlamenti di vari paesi musulmani, i quali hanno negato che la minoranza uigura e i musulmani siano perseguitati in Cina, anche alla luce delle loro visite nella regione. Dalla Repubblica Islamica dell’Iran ha preso la parola il Partito della Coalizione Islamica; dall’Indonesia il Partito del Risveglio Nazionale; dalla Turchia sono intervenuti i compagni del Vatan Partisi con una relazione sia del presidente Dogu Perinçek sia del responsabile delle relazioni sino-turche Adnan Akfirat, ma erano presenti anche delegati della sezione turca dell’Internazionale socialista (il CHP kemalista) e del partito islamico AKP di Erdogan; dall’Egitto erano presenti i compagni dei locali partiti comunisti e socialisti; dal Libano partecipava il segretario generale del Partito Comunista Libanese e dall’Irak alcuni esponenti del Partito Comunista del Kurdistan, ma delegazioni di spicco venivano anche dal Regno del Marocco, dalla Repubblica di Mongolia, dalla Repubblica Islamica del Pakistan, dal Regno di Cambogia, ecc.

Al termine dell’evento è stata firmata da tutti i presenti una dichiarazione congiunta che pubblichiamo di seguito.

Joint_Statement_Xinjiang
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