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17/20 luglio 1979 – 40 anni fa il regime fascista di Anastasio Somoza (sostenuto dagli USA) veniva rovesciato definitivamente dal popolo del Nicaragua guidato dal comandante Daniel Ortega e dal Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN). Il 20 luglio il FSLN entrò a Managua e assunse finalmente il potere. Gli USA iniziarono una pesante azione terroristica per impedire al nuovo governo di attuare riforme socialiste. La sporca guerra dei Contras, armati da Washington, costò la vita a innumerevoli civili e nel 1990 la popolazione, stanca e logorata, votò il partito filo-imperialista Union Nacional Opositora di Violeta Chamorro. Con i sandinisti costretti all’opposizione, il Paese cadde nel neo-liberismo.

Nel 2006 però il FSLN tornò a vincere con importanti miglioramenti sociali e una ritrovata sovranità nazionale. Vittoria dopo vittoria, ecco puntuale nei mesi scorsi una serie di proteste violente, di stampo golpista, atte a frenare l’azione di governo del compagno Daniel Ortega, che negli ultimi dieci anni, ha dimezzato la povertà e collocato il Nicaragua nel solco del processo bolivariano e dell’integrazione latinoamericana. In quell’occasione, mentre collettivi femministi e trotzkisti svizzeri si univano di fatto agli Stati Uniti per denigrare il Nicaragua, il Partito Comunista è stato l’unico a restare coerente con la sua impostazione anti-imperialista al fianco dei patrioti nicaraguensi e del loro legittimo governo. 

Il nostro Partito è stato invitato ai festeggiamenti per il 40° anniversario della Rivoluzione sandinista, ma purtroppo non abbiamo potuto inviare alcun delegato a Managua. Abbiamo quindi inviato un messaggio al presidente Daniel Ortega ribadendo l’interesse a intensificare le relazioni di cooperazione fra i comunisti svizzeri e i sandinisti nicaraguensi. Nella missiva, firmata dal nostro segretario politico Massimiliano Ay, si legge inoltre che il Partito Comunista “ha in chiaro il ruolo nefasto di alcune ONG al servizio dell’imperialismo atlantico che giocano sul sentimento idealista di alcuni gruppi della sinistra europea” nel diffamare il paese latinoamericano e il FSLN, e che per questo “occorre fare fronte unito per porre al centro dell’analisi la lotta per l’indipendenza e contro l’imperialismo”. 

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