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Una delegazione del nostro Partito composta dai compagni Massimiliano Ay (Segretario politico), Samuel Iembo (membro della Direzione) e Luca Frei (membro del Coordinamento del movimento giovanile) si è recata nei giorni scorsi a Milano per un incontro con il compagno Nicolò Monti, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano (PCI) e segretario nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI) per affrontare il tema del consolidamento ulteriore delle relazioni fra le nostre due organizzazioni. 

In ambito di politica internazionale vi è praticamente totale comunanza di analisi con la consapevolezza che il multipolarimo sia l’asse strategico su cui reimpostare l’intervento di un partito di tipo comunista nella società odierna. In tal senso il recente incontro bilaterale fra il PCI e l’Accademia Centrale della Storia e della Letteratura del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (PCC), così come i contatti che pure il nostro Partito insiste nel costruire in Asia, lasciano ben sperare. 

Dal punto di vista della prassi politica e organizzativa vi è un approccio pure molto simile in quanto a rifiuto del settarismo e a un lavoro sul territorio che non sia meramente declamatorio. Si sono in seguito gettate le basi per altri momenti di confronto ai più alti livelli e a collaborazioni concrete, non prima di un aggiornamento sulle priorità che i compagni intendono ora affrontare nel loro Paese.

La discussione ha toccato i temi delle prossime campagne politiche che la FGCI in particolare proporrà nei territori. Anzitutto, a seguito anche del movimento per il clima che ha visto molti giovani mobilitarsi un po’ in tutta Europa, i comunisti italiani intendono intensificare il lavoro per mostrare il vincolo fra la protezione dell’ambiente e la necessaria critica del sistema di produzione capitalistico con riferimenti espliciti all’esperienza maturata in questo ambito dalla Cina socialista. A tal proposito abbiamo fornito ai compagni italiani  l’esempio del nostro lavoro negli “scioperi del clima” affinché le rivendicazioni etico-individualiste venissero limitate e si facesse pure attenzione ai problemi sociali che una certa intransigenza ecologista potrebbe causare alla classe lavoratrice come accaduto con le proteste dei “Gilet Gialli” in Francia.

Accanto a ciò il PCI intende intensificare il lavoro di prossimità a livello di province, con particolare attenzione alle zone periferiche, valorizzando sia la presenza istituzionale nei comuni sia le organizzazioni territoriali di base del Partito che si vanno ricostruendo. E’ questo un modo per rispondere da un lato alle piccole e piccolissime imprese che rappresentano il 92% del tessuto economico italiano, ma anche alle problematiche di spopolamento e di urbanizzazioni disorganizzate di tali realtà locali. In questo senso abbiamo ravvisato delle similitudini con la questione della riorganizzazione delle sezioni intercomunali che tiene banco da diverso tempo nel nostro Partito e sul necessario supporto al lavoro a contatto con la cittadinanza.

Ci siamo infine confrontati sul cosiddetto “regionalismo differenziato” che comporterebbe problemi di perequazione fiscale iniqua fra le regioni italiane: il divieto degli enti locali di avere delle riserve finanziarie troppo cospicue rappresenta un limite imposto dall’UE che seppur in altri termini, parzialmente possiamo notare anche da noi.

Le relazioni con il PCI continuano insomma a consolidarsi, così come quelle fra le rispettive organizzazioni giovanili.

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