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Lo scorso 1° febbraio 2021 si è concluso nella città di Hanoi il 13° Congresso del Partito Comunista del Vietnam (PCV), i cui lavori si sono protratti per otto giorni e hanno portato alla rielezione del segretario generale, compagno Nguyen Phu Trong, e all’elezione di 180 membri che comporranno il nuovo Comitato Centrale.

A causa della pandemia non è stato possibile inviare una delegazione dalla Svizzera, ma è intercorso un carteggio fra il compagno Massimiliano Ay, segretario politico del nostro Partito e il compagno Hoang Binh Quan, presidente della Commissione delle relazioni estere del Comitato Centrale del PCV.

Il 13° Congresso del PCV ha discusso autocriticamente su successi e limiti del “Doi Moi” il processo di riforma economica implementato da 35 anni nel paese asiatico. Nel messaggio inviato dal nostro Partito ai compagni vietnamiti si sottolinea l’importanza di saper combinare la necessità sia di uno sviluppo delle forze produttive e sia di un intensificazione della sicurezza sociale e della partecipazione operaia. Nella risposta giuntaci da Hanoi si ringrazia il nostro Partito per i calorosi sentimenti riservati all’assise vietnamita e si prospetta che le relazioni di cooperazione fra i due Partito fioriranno nel prossimo futuro.

I comunisti vietnamiti hanno approvato nel corso dei lavori cinque risoluzioni discusse in precedenza a tutti i livelli del Partito per raccogliere i feedback degli oltre 5 milioni di tesserati, compresi quelli all’estero. I documenti accolti – fra i quali anche la strategia di sviluppo socioeconomico per i prossimi anni – ribadiscono la volontà del PCV di continuare a basarsi sul marxismo-leninismo e sul pensiero di Ho Chi Minh, unendo così la costruzione del socialismo all’indipendenza nazionale per raggiungere entro il 2030 lo status di paese in via di sviluppo con un’industria di base moderna e un reddito medio-alto.

Sul piano della politica estera il PCV intende orientare la Repubblica Socialista del Vietnam verso una maggiore integrazione nella comunità internazionale, diversificando le proprie relazioni estere in ottica multipolare e di assicurare il proprio interesse nazionale supremo ai principi della Carta delle Nazioni Unite.

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