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In vista del voto popolare del 7 marzo sull’accordo di libero scambio con l’Indonesia, il Partito Comunista sostiene l’appello lanciato dal sindacato contadino “Uniterre” alle agricoltrici e agli agricoltori svizzeri. Si tratta di un Manifesto per un mercato equo e giusto rivolto al Consiglio federale, il quale non sembra voler ascoltare le richieste di un settore primario in difficoltà e le rivendicazioni che si levano dalle piazze preoccupate dal cambiamento climatico. Gli accordi di libero scambio con il Mercosur e con l’Indonesia sono in totale contraddizione con un impegno a favore di una vera cooperazione internazionale win-win, per la protezione dell’ambiente, della sostenibilità, della sicurezza e sovranità alimentare (tema quest’ultimo su cui la popolazione ticinese voterà nel corso del 2021 dopo l’approvazione da parte del Gran Consiglio dell’iniziativa parlamentare del nostro Partito).

In sintonia con le conclusione ratificate nel settembre 2019 dal Comitato Centrale del Partito Comunista del Brasile (PCdoB) che denunciava il fatto che gli “accordi asimmetrici, come quello fra Unione Europea e Mercosur, approfondiranno ulteriormente la condizione neocoloniale”, prendiamo atto che la sottoscrizione dell’accordo fra l’Associazione Europea di Libero Scambio (AELS), di cui fa parte anche la Svizzera, con il Mercosur permetterà d’importare ancora più facilmente la carne industriale, il vino, la frutta e i fiori dell’America del Sud per una distanza di più di 12’000 km! Il mercato svizzero sarebbe di conseguenza inondato da carne d’oltreoceano dal prezzo molto concorrenziale con la carne svizzera, e che spesso non rispetta salari dignitosi nonché gli standard di produzione e di benessere degli animali previsti dalla legislazione svizzera. In questo modo la volontà del popolo svizzero di favorire l’agricoltura famigliare in un mercato giusto ed equo non è rispettata. Il Partito Comunista sostiene le agricoltrici e gli agricoltori svizzeri che non vogliono più essere presi in giro dalle promesse non mantenute della Confederazione ed esigono una maggiore regolamentazione del mercato.

L’accordo con l’Indonesia, sul quale il popolo svizzero sarà chiamato ad esprimersi il 7 marzo, è del tutto sfavorevole innanzitutto ai lavoratori e agli agricoltori indonesiani e va invece a favore delle sole multinazionali svizzere e occidentali. Il confine fra aiuto allo sviluppo e imperialismo è sempre labile, occorre quindi analizzare con attenzione ogni situazione per non farci trarre in inganno da slogan umanitari. Facilitare la meccanizzazione dell’industria indonesiana – come previsto da questo accordo – per renderla di fatto dipendente dalla tecnologia delle multinazionali svizzere e occidentali non è fare aiuto allo sviluppo, ma neo-colonialismo economico! La Svizzera promuova piuttosto forme di cooperazione tra Stato e Stato senza favorire le multinazionali private che sfruttano i lavoratori e il territorio indonesiano. Favorire l’importazione dell’olio di palma dall’Indonesia, vuol dire peraltro premiare quelle multinazionali che utilizzano le monoculture che distruggono la biodiversità, che sfruttano la manodopera con condizioni miserabili e lavoro minorile, e che cacciano i piccoli coltivatori e la popolazione indigena dalle loro terre. Inondare il mercato svizzero di un prodotto a bassissimo costo creerà infatti una concorrenza sleale con i nostri oli vegetali locali.

Tali trattati sono per questo ben diversi dall’accordo di libero scambio concluso con la Cina, il quale non è squilibrato a favore degli interessi del capitale privato bensì è basato sul mutuo beneficio e il rispetto dei rispettivi popoli e sistemi economici. Diversamente dal trattato con l’Indonesia che andiamo a votare, l’accordo con la Cina valorizza le aziende statali come partner commerciali e non contempla tra i propri obiettivi quello della liberalizzazione degli appalti pubblici. Inoltre esso prevede una riduzione paritaria e graduale dei dazi per i beni ritenuti strategici per le economie nazionali invece che una loro immediata abolizione come vorrebbero invece gli interessi predatori delle multinazionali elvetiche.

Proprio per valorizzare la tradizione umanitaria e la neutralità svizzera, il Partito Comunista si schiera contro la conclusione di concordati come quelli con l’Indonesia e col Mercosur e promuove invece degli accordi di cooperazione internazionale win-win che non creino una pericolosa concorrenza nei settori agricoli tra Svizzera e il resto del mondo, e che favoriscono lo sviluppo agricolo e tecnologico dei paesi emergenti senza favorire la dipendenza dalle multinazionali occidentali e garantendo il rispetto di alti standard sociali e ambientali.

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