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Nell’ambito delle ultime misure decise a livello federale per contrastare i contagi da COVID-19 dobbiamo prendere atto della chiusura delle biblioteche, dove le mascherine sono obbligatorie e le distanze fisiche possono essere facilmente rispettate.

Non entriamo nel merito delle contraddizioni di tali misure: biblioteche chiuse, piste da sci aperte, industria non essenziale a pieno regime, ma non possiamo non segnalare come si tratti di una decisione problematica soprattutto per molti studenti che stanno affrontando un percorso accademico, nella misura in cui il mese di gennaio è risaputo essere periodo di esami universitari che non ci risulta siano stati posticipati.

Non tutti gli studenti, in particolare coloro di origine sociale meno agiata, vivono in condizioni favorevoli allo studio e al lavoro autonomo. Le biblioteche non sono poi un banale deposito di libri, bensì spesso principalmente un luogo di studio che sopperisce alle mancanze di quegli studenti che non hanno il privilegio di vivere in case spaziose e tranquille e non hanno a disposizione il materiale necessario per approfondire le materie d’esame.

Le biblioteche sono poi anche una fonte di reddito per molti studenti che necessitano di un lavoro per mantenersi agli studi. Privare questi studenti di tali risorse economiche comporta quindi una ulteriore selezione sociale e una maggiore precarizzazione, già vertiginosamente in crescita e accelerata dagli effetti della pandemia sul nostro sistema socio-economico.

Visto quanto sopra chiediamo:

1) Come intende far fronte il Cantone all’esigenza di molti giovani ticinesi che stanno attraversando un percorso formativo, specialmente universitario, e che non dispongono di condizioni adeguate allo studio al proprio domicilio, di poter disporre di uno spazio di studio in cui lavorare autonomamente? Il Cantone può mettere eventualmente a disposizione gratuitamente degli spazi per lo studio nel rispetto delle norme sanitarie attualmente in vigore (ev. invitando le amministrazioni comunali a procedere allo stesso modo)?

2) Il Cantone può chiedere una deroga alla Confederazione affinché strutture come biblioteche e aule di studio restino a disposizione almeno degli studenti e del personale universitario – naturalmente nel rispetto delle misure sanitarie (numero massimo di persone all’interno, mascherine obbligatorie e distanziamento fisico) anche nel corso del prossimo mese?

3) Nelle università d’Oltralpe buona parte del personale bibliotecario è composto di studenti. Quanti sono gli studenti-lavoratori in questo ambito nelle strutture bibliotecarie e culturali ticinesi? E’ previsto un indennizzo per le entrate mancate a causa della impossibilità di lavorare di queste particoli figure?

 Massimiliano Ay e Lea Ferrari, granconsiglieri del Partito Comunista

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