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1. Il quadro normativo
Giusta l’art. 440 CC, i Cantoni sono tenuti a designare un’autorità specializzata investita segnatamente dei compiti dell’autorità di protezione degli adulti. Questa funzione è assolta in Ticino dalle autorità regionale di protezione (ARP), le quali coprono attualmente 16 comprensori 
(art. 1 ROPMA). Le ARP sono competenti per istituire le misure di protezione previste dagli art. 393-398 CC, o meglio la curatela di sostegno, quella di rappresentanza, quella di cooperazione e quella generale. A tale proposito, l’art. 15 cpv. 2 LPMA prescrive tra l’altro al Comune di assicurare quanto necessario al funzionamento dell’autorità. Il Municipio deve garantire in particolare, unitamente agli altri Comuni del comprensorio, l’offerta di un numero adeguato di curatori professionisti e di curatori privati. Nel contempo, ogni Comune deve mettere a disposizione dell’autorità regionale di protezione un elenco aggiornato di persone idonee disposte ad assumere mandati come curatore privato 
(art. 15 cpv. 2 ROPMA). Ne consegue che, ai fini dell’esecuzione delle misure di protezione dell’adulto, la competenza ricade in primo luogo sul Comune, il quale dispone di un ampio margine di manovra quanto alle risorse da investire per seguire le persone soggette a una misura.

2. Il contesto cittadino
Con giurisdizione sul territorio del Comune di Lugano, vi è l’ARP 3 con sede a Lugano. L’assunzione dei mandati viene garantita anzitutto dai curatori comunali, dai curatori privati e dai curatori ufficiali. Nel primo caso si tratta dei curatori del Servizio Accompagnamento Sociale (SAS), i quali collaborano con i diversi servizi specialistici presenti sul territorio. Da quanto emerge dal Preventivo 2020, essi prendono a carico adulti con una situazione particolare occupandosi di problematiche personali e amministrative, allo scopo d’instaurare un rapporto di fiducia con l’interessato e a medio termine d’integrarlo nella società con una certa autonomia. Nel secondo caso, s’intendono persone idonee con tempo e conoscenze a disposizione da destinare alle curatele a titolo non professionale. Stando alla risposta del CdS all’interrogazione n. 115.15, i curatori privati con retribuzione soggetta all’AVS attivi nel comprensorio di Lugano nel 2015 sono pari a 101. Nell’ultimo caso, ci si riferisce ai curatori del Cantone che lavorano presso l’UAP (Settore curatele e tutele). Da quanto ci risulta, nella sezione del luganese operano attualmente nell’ambito due figure al 100%, una al 90% e due all’80%. Durante il 2018, il Preventivo 2018 indica che nel settore delle curatele e delle tutele il SAS ha gestito ben 198 mandati, mentre 8 mandati sono stati chiusi o assegnati a curatori privati.

3. La pressione sul SAS
Come si evince dal Preventivo 2018, i curatori del SAS assumono mandati riconducibili ad adulti con una situazione personale, sociale e amministrativa particolarmente compromessa, molti dei quali con disturbi di carattere psichiatrico e/o con una dipendenza da sostanze legali o illegali, con una grossa difficoltà di gestione. Ciononostante, si può leggere che ‘‘il servizio non è nelle condizioni di dare seguito a tutte le richieste di assunzione di mandati da parte dell’autorità regionale di protezione’’ e che ‘‘i curatori, raggiunto un certo numero di misure, non riescono più ad assumere nuovi mandati senza che vi siano delle chiusure o delle sostituzioni con curatori privati’’. Certo non ci sfugge che a Preventivo 2019 sia stato previsto l’aumento di una figura di curatore, decisione che riteniamo senza dubbio lodevole e sintomatica di una sensibilità dimostrata attorno al problema evocato. Ritenuti la delicatezza del settore in questione, la portata dei limiti evidenziati, la carenza di curatori ufficiali dell’UAP e le gravose difficoltà generate dall’emergenza sanitaria, non sono svanite tuttavia le preoccupazioni circa la sufficienza delle risorse messe a disposizione del servizio.

4. I rischi all’orizzonte
A comprova della preoccupazione esposta, va rimarcata innanzitutto la crescita della complessità della casistica trattata dall’ARP, la quale viene sempre più messa in rilievo anche dagli addetti ai lavori. Oltre a ciò, appare evidente come la precarietà sociale ed economica alimentata dal COVID-19 contribuisca a deteriorare ulteriormente le condizioni di vita delle categorie più vulnerabili della popolazione. Non a caso, merita al proposito di essere riportata la seguente affermazione dello stesso Capodicastero Formazione, sostegno e socialità, apparsa qualche giorno fa sulla stampa: ‘‘Le persone già fragili sono, ovviamente, le più a rischio: i casi seguiti da servizi sociali ed autorità di protezione si sono aggravati a seguito del confinamento di primavera’’. Nel contesto descritto, si rende quantomai urgente vigilare affinché il SAS possa disporre, già nel breve-medio periodo, delle risorse necessarie ad assolvere al meglio i suoi compiti. In caso contrario, il rischio consiste infatti in uno scadimento della qualità della presa a carico e in una crescente pressione sulle condizioni di lavoro degli operatori, conseguente anche a un’eccessiva sproporzione tra l’offerta di curatori comunali e i mandati assegnati dall’ARP. Considerati gli svariati limiti legati al ricorso a curatori privati, i quali sono chiamati sovente a rimpiazzare quelli professionisti, alla luce delle pesanti ripercussioni della crisi sanitaria risulta insomma quantomai importante che il Comune mantenga alta la guardia anche nel campo della protezione dell’adulto.

5. Domande
Alla luce di quanto sopra, rivolgiamo al Municipio le seguenti domande:

  1. Quanti sono e in quale percentuale sono impiegati i curatori del SAS? Come vengono supportati dall’amministrazione comunale nello svolgimento dei loro compiti?
  2. Quanti sono i casi di curatela gestiti dai curatori del SAS nell’ultimo quadriennio (divisi per anno)? Come si quantifica, se viene confermato, l’aumento dei casi verificatosi dal febbraio 2020 ad oggi?
  3. Quanti sono i curatori professionisti e privati garantiti dal Comune nel comprensorio dell’ARP 3?
  4. Come sono ripartiti i mandati assegnati dall’ARP 3 tra curatori del SAS, curatori professionisti di altri enti, curatori ufficiali e curatori privati nell’ultimo quadriennio (divisi per anno)?
  5. In quale misura il SAS non riesce ancora a dare seguito alle richieste di assunzione di mandati da parte dell’ARP? Quanti e di che genere sono i casi di chiusure o sostituzione con curatori privati?
  6. Come giudica l’evoluzione della casistica seguita dal SAS dal profilo quantitativo e qualitativo? Quali ulteriori misure intende adottare per meglio rispondere alla crescita del bisogno registrata?

Con ogni ossequio.

Primo firmatario: Edoardo Cappelletti (Partito Comunista)

Co-firmatari: Raoul Ghisletta (PS); Carlo Zoppi (PS); Danilo Baratti (I Verdi)

ARP3 fra rischi e preoccupazioni
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