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Si è svolto nella seconda metà del mese di luglio, nell’ambito delle nostre proficue relazioni con il Partito Comunista Portoghese (PCP), un incontro fra il compagno Stefano Araujo, membro del nostro Comitato Centrale e il compagno João Correia, membro del Comitato Centrale del PCP.

Nella prima parte dell’incontro si è ripercorso l’istoriato delle relazioni fra i nostri rispettivi partiti e un aggiornamento sulla situazione creatasi dalla pandemia nei due paesi. Successivamente sono stati affrontati alcune questioni di stretta rilevanza politica a seguito della crisi sanitaria sia in Portogallo sia in Svizzera. L’incontro ha permesso anche di confrontarsi sulle relazioni con i partiti socialdemocratici. In Portogallo benché non vi sia più l’alleanza degli anni scorsi, vi sono ancora delle convergenze di programma, benché i socialisti al governo a Lisbona non stanno aiutando con sufficiente forza le piccole imprese e i lavoratori indipendenti colpiti dalla crisi economica conseguente a quella sanitaria.

Il primo tema di discussione è stato il telelavoro con tutte le problematiche ad esso connesse, relative alla parcellizzazione della classe operaia e alle nuove forme di abuso da parte padronale di questi strumenti. La questione è stata affrontato dai comunisti portoghesi e dal sindacato di riferimento con alcune rivendicazioni per una netta regolamentazione del fenomeno. Non mancano però le preoccupazioni sulla possibilità di un processo di tendenziale ridimensionamento dei servizi di prossimità al cittadino.

Il secondo tema abbordato è stato l’ecologia su cui i due partiti si sono espressi in sintonia. Già lo scorso anno in effetti, il PCP aveva invitato il segretario politico del nostro Partito, Massimiliano Ay, nell’ambito dell’Avante Festival nei pressi di Lisbona, ad una tavola rotonda dal titolo “Il capitalismo non è verde”. Quest’anno in particolare abbiamo illustrato la nuova legge sul CO2 decisa dal parlamento svizzero, ed è stato sottolineato un comune scetticismo sul processo di “green washing” con cui la borghesia sta illudendo i cittadini e gli stessi movimenti ecologisti. Come in Svizzera, anche in Portogallo i comunisti propongono da almeno un decennio la calmierazione dei prezzi del trasporto pubblico.

Il terzo tema che è stato affrontato riguardava le relazioni con l’Unione Europea (UE). Mentre il PCP è fautore di un politica volta a sottolineare il carattere progressivo della sovranità nazionale, è stata un’occasione per noi di presentare i problemi socioeconomici che gli attuali accordi bilaterali fra Svizzera e UE hanno determinato circa la liberalizzazione del mercato del lavoro e il dumping salariale. Di rimando si è aperta una parentesi anche sui fenomeni dell’estremismo di destra che spesso strumentalizza questi argomenti: in Portogallo infatti è stato eletto per la prima volta un deputato di quell’area, ma grazie al forte lavoro sindacale i rischi di una “guerra fra poveri” sono per ora sotto controllo. Resta tuttavia il rischio che soprattutto le nuove generazioni che non hanno conosciuto il fascismo – che in Portogallo ha resistito fino al 1974 – siano attratti da questi forze, anche a causa dei media main-stream che stanno fomentando l’anti-politica, denigrando i partiti e le culture politiche storiche e spingendo sull’individualismo e il neo-qualunquismo, che rappresenta un terreno fertile per il sorgere di fenomeni reazionari.

Non è mancato un interessamento da parte del rappresentante del PCP per il sistema politico di “milizia” in voga nel nostro Paese. Abbiamo così potuto anticipato alcune delle riflessioni che stiamo affrontando al nostro interno per permettere che la presenza istituzionale anche della classe lavoratrice sia meglio garantita.

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