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La notizia di altri licenziamenti, questa volta all’AGIE di Losone, che andranno a colpire soprattutto i più precari fra gli operai, è ancora più inaccettabile perché l’azienda beneficia dell’indennità per lavoro ridotto. Anche in questo caso non stiamo parlando di una piccola azienda in difficoltà, ma di un colosso multinazionale che continua a incassare lauti profitti. AGIE sta insomma sfruttando gli aiuti stanziati da Confederazione e Cantone, cioè dalla collettività, per i suoi egoistici interessi atti ad aumentare il proprio tasso di redditività. Tanto più che, anche quest’anno nel bel mezzo della crisi in corso, l’impresa è intenzionata a distribuire dividendi multimilionari ai suoi azionisti. Se tutto ciò non è ancora illegale, lo deve diventare: non è tollerabile che un’azienda privata sfrutti lo Stato per i suoi comodi.
 

L’arroganza di questo padronato non va tollerata: esso è responsabile dell’impoverimento del Paese e il governo ha il dovere di difendere il nostro apparato produttivo e non solo dirsi preoccupato di una situazione sociale che peggiora in continuazione. Come Partito Comunista lo abbiamo proposto al Consiglio federale con uno scritto lo scorso 2 aprile e lo abbiamo ribadito ancora in occasione del recente taglio di un terzo dei posti di lavoro da parte della MIKRON di Agno, non ci stanchiamo di ripeterlo oggi: in periodo di pandemia bisogna vietare i licenziamenti! Oltre a ciò, riteniamo imprescindibile che a carico delle aziende beneficiarie di un sostegno statale sia posto il divieto di distribuire dividendi.

Bisogna smetterla di nascondere la testa sotto la sabbia: finché ci si appellerà ai dogmi ideologici del libero mercato a ogni costo, si continuerà a trattare i lavoratori come materiale usa e getta in barba allo spirito dell’ “uniti ce la faremo” e del “siamo tutti sulla stessa barca” di cui tanto si parla a mo’ di propaganda.

Se siamo tutti sulla medesima barca bisogna dimostrarlo: siamo in stato di necessità, molte libertà individuali dei cittadini sono state ridotte, va ridotta anche la libertà di sfruttare la malattia per riempire le tasche degli azionisti: se il governo non vuole un’esplosione di rabbia sociale deve porvi rimedio quanto prima.

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