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Lo scorso 2 aprile il Partito Comunista ha inviato al Consiglio federale e al Consiglio di Stato un proprio documento intitolato “L’economia svizzera di fronte al COVID-19: occorre fare di più” in cui esplicitamente si chiedeva l’introduzione del divieto di licenziamento per tutta la durata della crisi sanitaria. I nostri timori si sono purtroppo avverati con la decisione da parte della ditta Mikron di tagliare un terzo dei posti di lavoro ad Agno.

Il Partito Comunista si unisce allo sconcerto dei sindacati per i vergognosi licenziamenti ed esprime solidarietà ai lavoratori colpiti da questo atto di arroganza padronale in un periodo già estremamente difficile per tante famiglie. Visto che ci troviamo in uno stato di necessità, il governo non si trinceri dietro il dogma del libero mercato e intervenga anzi drasticamente a tutela dell’apparato produttivo nazionale al fine di impedire la perdita di posti di lavoro.

Non stiamo parlando di una piccola impresa che fatica a tirare avanti, ma di una ditta affermata che è uscita dal 2019 con una crescita del fatturato e degli utili, e i cui azionisti – prima della recente decisione di bloccare i dividendi – hanno beneficiato di circa 5 miliardi di franchi. Nello scorso quadriennio poi la Mikron ha ricevuto due sussidi cantonali, uno per la ricerca e uno per un investimento materiale, per un totale di circa 1 milione di franchi.

I manager aziendali stanno insomma approfittando del momento delicato in modo socialmente irresponsabile, tanto più che la Mikron si trova già ora a beneficio del lavoro ridotto e quindi è lo Stato che si sta assumendo i costi salariali. Sfruttare gli aiuti stanziati da Confederazione e Cantone per i propri egoistici interessi nel tentativo di aumentare il tasso di redditività sfruttando la collettività è inaccettabile.


L’economia svizzera alla prova del COVID-19: occorre fare di più!

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