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Il Partito Comunista tramite due interrogazioni parlamentari del proprio granconsigliere Massimiliano Ay aveva già preso posizione mesi fa contro i progetti di smantellamento degli uffici postali e contro le esternalizzazione di servizi da parte de La Posta che favoriscono il dumping salariale. Poche settimane fa persino il parlamento federale si era pronunciato a stragrande maggioranza contro i progetti aziendali contrari al servizio pubblico.

La Posta, fregandosene di tutto e di tutti, continua invece nei suoi piani. Essi non sono più solo contro i propri lavoratori e contro i cittadini, ora i manager del Gigante Giallo sfidano apertamente anche lo Stato! Il Partito Comunista ricorda che la Posta, in quanto servizio pubblico, deve essere al servizio della collettività e deve obbedire alle decisioni delle istituzioni democratiche!

Il Consiglio di Stato del Canton Ticino, al posto di opporsi con forza al piano di smantallamento del servizio pubblico, continua a indorare la pillola facendoci credere che i manager ci siano venuti incontro, quando in realtà è stata decisa la chiusura della metà (e sottolineamo: la metà!) degli uffici postali su territorio ticinese. Il Partito Comunista sostiene l’appello del sindacato Syndicom affinché i comuni – principali interlocutori in caso di chiusura di uffici postali – boicottino i colloqui con la Posta e chiede a gran voce al Consiglio federale e al Consiglio di Stato ticinese di imporsi contro i manager eversivi che si stanno ponendo contro gli interessi del Paese.

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