Esattamente 45 anni fa, il 25 aprile 1974, i soldati del Movimento delle Forze Armate, guidati da capitani dagli ideali progressisti, al suono di Grandola Vila Morena, occupavano le istituzioni, rovesciando, con una rivoluzione sostenuta dal popolo, il regime salazarista, aprendo la strada alla libertà e alla democrazia.
In quei giorni, non solo fu messa la parola fine a uno dei fascismi più longevi della storia, ma un intero processo di emancipazione sociale si concretizzò e si sviluppò. Sulla base di valori come la giustizia sociale, la libertà, l’uguaglianza, la democrazia partecipativa, vennero portate avanti delle importanti e radicali riforme: dalla riforma agraria, all’estensione della democrazia operaia nei luoghi di lavoro, dalla creazione di un esteso stato sociale, alla proliferazione di cooperative e aziende a statuto sociale. Non si trattava, insomma, solamente, di poter votare ed eleggere, ma si trattò di un intero processo rivoluzionario che toccò ogni ambito della società portoghese.
Sulla stessa lunghezza d’onda, si elaborò una delle Costituzioni più avanzate e più progressiste d’Europa, che ancora oggi recita nel proprio preambolo quale compito dell’Assemblea Costituente quello di aprire il cammino verso una società socialista, nell’ottica della creazione di un paese più libero, giusto e fraterno. Non solo la società portoghese poté vivere direttamente la propria emancipazione, ma grazie alla capitolazione del fascismo, pure i popoli africani poterono liberarsi dal giogo dell’occupazione militare e del colonialismo iniziando il percorso della propria indipendenza nazionale.
La Rivoluzione dei Garofani rappresentò uno dei punti più alti di democrazia e partecipazione popolare in Occidente. Importantissimo – sebbene certa storiografia dominante oggi ne oscuri il ruolo e continui anzi a protrarre mistificazioni su quel grandioso avvenimento, fu il ruolo del Partito Comunista Portoghese (PCP) guidato da dirigenti di spessore quali Alvaro Cunhal nella lotta antifascista e nel processo di democratizzazione che il Portogallo sperimentò in quell’epoca, lottando contro coloro che fin da subito vollero tentare di tarpare le ali alla Rivoluzione.
I valori di Aprile guidano tuttora l’operato dei comunisti portoghesi, che alleati oggi del governo socialista di Antonio Costa, lavorano insieme per porre fine all’austerità, per aumentare i diritti dei lavoratori, i salari e le pensioni, per estendere il servizio pubblico, per ridare respiro alle classi meno abbienti ma anche alla piccola imprenditoria nazionale.
Quel grande processo di emancipazione non è terminato e non è stato sconfitto: è ancora vivo negli occhi dei sinceri democratici e dei veri patrioti portoghesi che si difendono dalle ingerenze dell’UE e dalla NATO. Il cammino verso una società più giusta, il significato e il valore di quei giorni di vera libertà, illuminano ancora coloro che desiderano una democrazia avanzata e partecipativa, coloro che, in ultima analisi, si battono per il socialismo.
25 de Abril, sempre!