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Oggi, giovedì 28 giugno, dopo una malattia tanto rapida e terribile, è deceduto il prof. Domenico Losurdo, già docente e direttore dell’Istituto di Scienze filosofiche e pedagogiche “Pasquale Salvucci” dell’Università di Urbino, era pure presidente della “Internationale Gesellschaft Hegel-Marx für dialektisches Denken” e rigoroso studioso apprezzato in tutto il mondo.

Egli è stato un gigante del pensiero marxista: anche quando fra gli intellettuali di sinistra prevalevano (e prevalgono) l’individualismo e le abiure, lui ha continuato con rigore a difendere il materialismo storico e dialettico. Il suo impegno accademico, al contrario di troppi altri suoi colleghi, ha sempre mantenuto un legame organico con i militanti politici e con il Partito Comunista Italiano (PCI) di cui era pure membro del Comitato Centrale.

La scomparsa del compagno Domenico Losurdo ci ha molto rattristato: egli era non solo un amico e un compagno del nostro Partito, ma ha rappresentato una parte importante della formazione politica di molti dei nostri militanti. Domenico se n’è andato lasciando un grandissimo vuoto nel Movimento comunista internazionale e fra tutti gli anti-imperialisti, proprio in una fase storica in cui la sua lucidità di analisi sarebbe servita come non mai.

Insistendo nel leggere la pluralità del conflitto di classe e, soprattutto, riconoscendo nella questione della lotta all’imperialismo l’aspetto principale su cui basare l’analisi della nostra epoca, egli fu di grande ispirazione per l’elaborazione della nostra linea strategica. Il suo coraggio nel dire le cose come stanno ci ha spinto a continuare a sviluppare un pensiero “forte” che rendesse chiara la diversità comunista: scrisse infatti opere di grande caratura storiografica e politica come “Stalin: storia e critica di una leggenda nera” e “La non-violenza. Una storia fuori dal mito”, anche quando questi temi erano scomodi pure a sinistra.

Otto anni fa era venuto a trovarci: prima era intervenuto al Liceo di Bellinzona con un’attività per gli studenti in merito al suo saggio “Controstoria del liberalismo” e, alla sera, aveva tenuto con il nostro Partito una conferenza sulla Cina, di cui era grande conoscitore. Nel 2015 era ritornato a Bellinzona per parlare del suo libro “La sinistra assente” e a intrattenersi con il nostro Partito; vi fu una lunga cena fra lui e la nostra Direzione, presente anche la vedova del filosofo marxista Hans Heinz Holz.

A fine 2016, poi, ci contattò personalmente perché voleva assolutamente che noi si partecipasse ad una iniziativa sempre sul tema della cooperazione e del multipolarismo, che si è poi concretizzata qualche mese più tardi a Milano. Avevamo in programma di invitarlo nuovamente per discutere delle sue ultime opere “Un mondo senza guerre” e “Il marxismo occidentale. Come nacque, come morì, come può rinascere” ma il tempo non ci è stato purtroppo sufficiente.

Il pensiero va in questo momento ai famigliari e alle compagne e ai compagni del PCI e dell’Associazione “Marx XXI” di cui era presidente, con la consapevolezza non solo che Domenico è stato un gigante del socialismo scientifico e che non ha mai ceduto nemmeno di fronte al “fuoco amico” di certo estremismo di sinistra, ma che il suo esempio di coniugare la teoria con il senso politico più concreto è quanto di più importante ci lascia.

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