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Il Partito Comunista si felicita della decisione britannica di non accogliere la domanda di estradizione negli Stati Uniti del dissidente Julian Assange. Le autorità americane hanno tuttavia già annunciato ricorso, il che impone di continuare la lotta in difesa della libertà di questo giornalista che ha svelato quanto pericolosa e criminale sia la politica estera di Washington per la sicurezza internazionale e la pace.

Il governo del Messico presieduto da Andrés Manuel Lopez Obrador e sostenuto dai comunisti del Partito del Lavoro del Messico (PT) e del Partito Popolare Socialista Messicano (PPSM) ha già fatto sapere la disponibilità a garantire l’asilo politico a Julian Assange. E’ una proposta generosa che crediamo però anche la Svizzera, per la sua tradizione umanitaria e in quanto paese neutrale, dovrebbe impegnarsi a promuovere.

Già nell’aprile 2019 il Partito Comunista aveva scritto una lettera al Consigliere federale Ignazio Cassis, direttore del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) perorando la causa di Julian Assange. La risposta fu però negativa: stando alla Divisione della sicurezza umana del DFAE nella sua risposta del 2 maggio seguente al Partito Comunista, infatti, benché ammettesse che Assange “abbia effettivamente contribuito a svelare casi di violazione dei diritti umani”, egli non avrebbe avuto – a detta del DFAE – l’intenzione di tutelarli “direttamente”. Come se questo fosse il compito di un giornalista…

Un tentativo, quello del DFAE, di relativizzare l’impegno di Assange a favore dei diritti umani francamente imbarazzante e che dimostra la geometria variabile con cui si muove una diplomazia elvetica troppo spesso orientata non ai nostri interessi nazionali ma a quelli dell’imperialismo americano! Peraltro così facendo, il DFAE di fatto influenzava l’eventuale decisione anche della Segreteria di Stato per la migrazione (SEM) qualora Assange avesse realmente presentato motu proprio la domande d’asilo a Berna.

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