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La decisione del Consiglio federale di obbedire all’UE e di adottarne le sanzioni contro la Russia, piuttosto che approfittare della nostra neutralità e mettere a disposizione i buoni uffici diplomatici per raggiungere un accordo fra i belligeranti, si rivelerà un boomerang per la nostra economia nazionale che pagheranno anzitutto i lavoratori svizzeri, non certo gli oligarchi russi e men che meno gli oligarchi (pardon: businessman) svizzeri! La Russia infatti ora ci considera un paese avversario, al pari degli USA, e ci possiamo attendere quindi delle contromisure commerciali ai nostri danni.

Il governo svizzero non è indignato per la guerra, altrimenti si sarebbe dovuto indignare anche per la pulizia etnica contro il popolo russo del Donbass perpetrata dal 2014 in poi dal regime ucraino di Poroshenko prima e di Zelensky poi. E avrebbe pure evitato di riconoscere la dichiarazione unilaterale di indipendenza della provincia separatista serba del Kosovo! E invece fa la voce grossa, senza peraltro averne i rapporti di forza, solo oggi e solo contro la Russia, cedendo così ai diktat di UE e NATO e sacrificando di fatto la nostra neutralità.

A Berna lo sanno che il 47% del gas proviene dalla Russia e che il 20% delle famiglie nel nostro Paese ne fa uso quotidiano così come varie aziende? E lo sanno che il grano arriva sempre dalla Russia, così come i fertilizzanti? Adesso chi tirerà la cinghia? Chi pagherà di più gli alimenti? Chi dovrà ridurre il consumo di energia e riscaldamento? Ovviamente i ceti popolari e i lavoratori svizzeri, certamente non chi questa guerra l’ha preparata per anni (a Washington) e chi a Berna non ha mosso un dito sul piano diplomatico per non disturbare l’ “alleato” nordamericano. Dopo aver provocato per anni Mosca con la NATO, è facile giocare agli indignati quando si ha la pancia piena, facendo pagare l’aumento delle bollette ai cittadini che già faticano ad arrivare a fine mese!

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