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Da alcune settimane la situazione sanitaria si sta deteriorando in tutto il Paese, rendendo la Svizzera uno dei Paesi più colpiti del continente. Di fronte alla recrudescenza della pandemia, le associazioni, i partiti e i movimenti che partecipano al referendum contro la legge sul CO2 non sono più in grado di raccogliere firme in condizioni ragionevoli. Inoltre, l’accesso ai diritti democratici non è più garantito a tutti. Chiediamo pertanto al Consiglio federale di sospendere il termine per la raccolta delle firme.

Mentre la seconda ondata colpisce duramente il paese, le condizioni per la raccolta di firme nel rispetto delle norme sanitarie e della vita umana non sono più soddisfatte! In considerazione del fatto che una parte sempre maggiore della popolazione non è in grado di far valere i propri diritti politici, in particolare per quanto riguarda la firma di iniziative e referendum, le associazioni, i partiti e i movimenti che partecipano al referendum contro la legge sul CO2 chiedono al Consiglio federale di sospendere senza ulteriori indugi il termine per la raccolta delle firme. Il 20 marzo di quest’anno, quando 1244 casi sono risultati positivi e 849 persone sono state ricoverate in ospedale in tutta la Svizzera, il governo ha annunciato questa sospensione. Oggi più di 3’500 persone sono ricoverate in ospedale e quasi 10’000 persone risultano positive ogni giorno. Il Consiglio federale deve decidere senza indugio una sospensione!

Evitare di mettere in pericolo vite umane
“Non è più possibile raccogliere firme per le strade delle nostre città e dei nostri villaggi senza uscire dalle norme sanitarie!” “Ci rifiutiamo di essere vettori della diffusione del virus! “Stiamo parlando di vite umane!”. Queste frasi vengono sempre più spesso sentite nei vari Cantoni, dove gli attivisti dei nostri movimenti, associazioni o partiti hanno preso posizione a favore di un referendum contro la nuova legge sul CO2 e dove è in corso la raccolta di firme. Molti attivisti non vogliono più – e giustamente! – correre il rischio, per la loro salute, quella del loro entourage e quella delle persone avvicinate, di raccogliere firme in un momento in cui la seconda ondata sta colpendo il Paese.

Garantire i diritti politici
La pandemia ha in gran parte rafforzato la distorsione tra i diritti politici delle diverse categorie della popolazione, che prima esisteva in misura minore. In effetti, le nuove regole sanitarie o le restrizioni delle libertà decise in modo scoordinato da un cantone all’altro non consentono a tutti i cittadini di avere pari accesso ai loro diritti. Lo stesso vale per la questione se si appartiene o meno a determinate categorie a rischio, che si sia nella posizione di qualcuno che desidera raccogliere firme o di quelle che desiderano firmare un referendum o un’iniziativa. Inoltre, i mezzi disponibili per raccogliere le firme con altri mezzi, come gli invii domestici o postali ai soci e ai sostenitori, dipendono in larga misura dalla capacità economica. Anche in questo caso, la pandemia rafforza i vantaggi degli attori politici che sono già privilegiati in tempi normali, cioè gli ambienti economici.

Allo stato attuale, i diritti politici di tutti, in particolare per quanto riguarda la partecipazione a referendum e iniziative, non sono garantiti. Per questo motivo è assolutamente necessario sospendere il termine per la raccolta delle firme e concentrare tutta la nostra energia sul superamento di questa seconda ondata. Una volta che sarà superata, la nostra capacità di esercitare i nostri diritti democratici senza ostacoli verrà rafforzata.

19 novembre 2020


La Gioventù Comunista, impegnata da diverse settimane nella raccolta firme contro la nuova legge federale sul CO2, è seriamente preoccupata per le garanzie a tutela dei diritti democratici, messi in pericolo dall’attuale situazione epidemiologica e dalle misure sanitarie stabilite dalle autorità. Questa ultime pongono infatti vari limiti alla raccolta firme contro questa riforma che, lo ricordiamo, presenta numerose misure antisociali e di dubbia efficacia sul piano ambientale (quali l’aumento del prezzo della benzina e dell’olio da riscaldamento), le cui conseguenze toccheranno da vicino le classi popolari e i lavoratori: è dunque necessario garantire loro il diritto di esprimersi!

Il limite degli assembramenti a 5 persone stabilito dal Consiglio di Stato limita seriamente la possibilità di condurre regolarmente la raccolta firme, durante la quale può avvenire che si formino dei capannelli di persone interessate a discutere del tema. Non da meno, continuare a presentarci in piazza ed entrare in contatto con svariate persone lungo l’arco della giornata espone i nostri militanti e i nostri interlocutori ad un accresciuto rischio di contagio. Mantenendo le attuali disposizioni, si rischia di creare una situazione paradossale, per la quale i cittadini e i militanti di una qualunque formazione politica devono scegliere tra la propria salute e quella dei propri cari e l’esercizio dei propri diritti politici: una scelta che nessuno dovrebbe essere chiamato a compiere!

La pandemia e le misure sanitarie stabilite per rispondervi non possono costituire un limite ai diritti democratici (già lesi con il rinvio delle elezioni comunali dello scorso aprile): all’eccezionale impossibilità di raccogliere le firme deve corrispondere un’eccezionale risposta da parte delle autorità federali! Per questa ragione, la Gioventù Comunista richiede al Consiglio federale di sospendere il termine per il referendum contro la legge federale sul CO2 (previsto per il 14 gennaio), dando così ai cittadini il modo di esprimere il proprio parere su questa importante riforma e garantendo i diritti politici di tutta la popolazione ora duramente toccata dalla seconda ondata pandemica.

26 novembre 2020


Nel frattempo anche la Direzione del Partito Comunista è intervenuta inviando questa lettera al Consiglio di Stato della Repubblica e Cantone Ticino:

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