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Il consigliere federale Alain Berset, ministro federale della sanità, ha fatto recentemente riferimento alla situazione sanitaria nel Canton Ticino spiegando che “senza i frontalieri, il sistema sanitario ticinese non potrebbe funzionare normalmente. Il virus non si arresta alle frontiere”.

Il Partito Comunista ringrazia per il lavoro encomiabile che il personale medico e infermieristico frontaliere sta svolgendo nei nostri ospedali, tuttavia le affermazioni del ministro denotano una situazione non auspicabile!

Non è normale, infatti, che il nostro servizio sanitario possa entrare in crisi qualora, per un motivo qualsiasi, si dovessero chiudere le frontiere. Ammettere tranquillamente che senza lavoratori frontalieri non si possano quasi garantire delle cure mediche alla popolazione residente è un messaggio politico di una gravità inaudita. Pur riconoscendo i miglioramenti in questo ambito presso l’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC), ciò non vale sempre per case anziani e cliniche.

E’ questione di buon senso che – per quanto evidentemente non esista l’autarchia in un contesto di globalizzazione – ogni Paese debba in ogni caso far di tutto per poter garantire il più possibile la propria indipendenza sul piano economico e sociale. E lo stesso dicasi per il tessuto industriale e produttivo privato del nostro Cantone che oggi piange aiuti statali quando per anni ha irresponsabilmente proceduto alla sostituzione di manodopera residente con lavoratori frontalieri più ricattabili e sfruttabili.

In Svizzera si forma meno della metà del personale infermieristico per soddisfare i nostri bisogni, nonostante l’interesse dei giovani per queste professioni non manchi. Negli anni scorsi il governo e i partiti borghesi hanno tagliato pesantemente sulla sanità pubblica; hanno foraggiato cliniche private; hanno imposto il numerus clausus alle facoltà universitarie di medicina; hanno evitato di formare un numero adeguato di infermieri qualificati dando spazio ad altri curricola in ambito socioassistenziale meno costosi e hanno peggiorato le condizioni di lavoro del personale sanitario. E oggi il ministro della sanità ammette bellamente che gli ospedali ticinesi, per reggere, devono sperare nelle decisioni di un governo …estero, e cioè che Roma non chiuda le proprie frontiere!

La penuria di medici e infermieri va quindi sanata al più presto, rendendo attrattive anche le condizioni di lavoro e di tirocinio!

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