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La compagna Daniela Falconi, in rappresentanza del Partito Comunista, ha incontrato a Pyongyang una delegazione dell’Unione delle Donne Socialiste di Corea con cui ha potuto discutere sul ruolo della donna nella società asiatica e sulle diverse accezioni che il femminismo assume in Occidente e in Oriente, soprattutto come esso viene concepito in una società socialista. L’incontro avveniva anche alla luce del recente sciopero delle donne in Svizzera che ha suscitato la curiosità delle rappresentanti femminili coreane.

Mentre in Corea si insiste su un discorso di emancipazione delle donne basato sui diritti sociali (parità salariale, congedo maternità, ecc.) e sulla formazione politica (non mancano ad esempio donne nelle massime gerarchie politiche e accademiche soprattutto nelle facoltà di medicina e biologia), in Occidente soprattutto a livello accademico si ragiona in termini di diritti civili e di fluidità di genere, cosa non compresa dalle donne coreane che al contrario difendono la centralità della famiglia tradizionale, anche a causa delle forti influenze confuciane.

In Corea non è ancora stata superato la struttura patriarcale, ma con il socialismo il ruolo della donna, prima oppressa dall’occupazione giapponese, è notevolmente migliorato. La famiglia è tradizionale e i ruoli di ciascun componente della famiglia chiaramente definiti, tuttavia i lavori domestici sono equamente divisi fra marito e moglie.

 

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