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Verifiche di sicurezza sulle domande degli studenti provenienti da alcuni Paesi

Egregio Rettore,

in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche, la Svizzera – e con essa le sue alte scuole – ha il dovere di rimanere fedele al principio di neutralità e di cooperazione multilaterale. La collaborazione scientifica dovrebbe quindi continuare a svolgere il proprio ruolo nel mantenere aperti i canali di dialogo anche quando ciò risulta difficile a livello politico. È peraltro questa l’essenza stessa della libertà accademica!

In questo senso abbiamo appreso con preoccupazione del fatto che il vostro ateneo applichi un severo e discriminatorio protocollo di sicurezza, che limita di fatto le possibilità di cooperazione con ricercatori e studenti di alcuni Paesi. Si tratta perlopiù di Stati sovrani, che dispongono di regolari relazioni diplomatiche con il nostro Paese, che aderiscono all’ONU e che non ci risulta abbiano agito in alcun modo contro la comunità scientifica del nostro Paese. La lista include infatti paesi che non sono coinvolti da sanzioni decise dall’ONU, ma dal governo degli USA o da entità sovranazionale a cui per fortuna non aderiamo, come l’Unione Europea. Ci stupisce che l’ETH non solo si erga a giudice dei sistemi economici e politici vigenti in Paesi terzi ma addirittura accetti di sottomettersi a leggi extraterritoriali di altri governi, come gli embarghi e le sanzioni unilaterali imposte dagli Stati Uniti per strangolare i paesi emergenti.

Voi ostacolate così solo gli scienziati cubani, venezuelani, cinesi, iraniani, russi, bieolorussi, ecc. ma non vi preoccupate minimamente di continuare la cooperazione con le università del regime sionista che sono direttamente o indirettamente legate alle Forze armate israeliane che stanno compiendo un genocidio e che sono all’origine di una continua escalation che potrebbe portare il mondo sul baratro di una guerra globale, che l’ETH non sembra voler evitare: non ci risulta infatti che l’ETH abbia in passato dimostrato altrettanto zelo nei confronti dei rischi di spionaggio provenienti dai paesi della NATO e nemmeno avete sospeso la collaborazione con gli accademici statunitensi quando il loro governo, senza mandato dell’ONU e in spregio del diritto internazionale, bombardava una lunga lista paesi sovrani, distruggendone università e scuole, e arrivando a inventare prove palesemente false.

Vi invitiamo quindi a tutelare la neutralità svizzera e la libertà accademica del vostro ateneo evitando però una politica dei due pesi e due misure.

Distinti saluti.

Partito Comunista

Bellinzona, 13 gennaio 2025

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