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L’azienda italiana di armamenti Beretta ha acquisito il 100% della svizzera RUAG Ammotec, un tempo azienda leader nel suo settore e di proprietà della Confederazione, che riforniva l’esercito svizzero e le forze dell’ordine del nostro Paese. Certo i posti di lavoro sono stati (per ora) salvati, ma in realtà è stato inferto un (altro) durissimo colpo alla neutralità del nostro Paese e, nell’attuale contesto storico con un crisi militare in atto fra la NATO e la Russia, questo è un dato preoccupante per il Partito Comunista che contesta la sudditanza del Consiglio federale al campo atlantico!

Ad acquistare l’azienda svizzera è stata per di più una multinazionale come Beretta, accusata di aggirare le normative europee per la vendita di armi evitando di dichiarare i destinatari reali delle sue forniture: nel 2011 centinaia dei suoi fucili di precisione finirono alle forze speciali del Bahrein che le utilizzarono per sparare su manifestanti civili. La privatizzazione di RUAG e la sua svendita al grande capitale straniero impedirà ora qualunque controllo parlamentare democratico su eventi di questo genere e, quando la produzione sarà parcellizzata tra Svizzera, Italia e altri paesi, eludere le normative sull’esportazione di armi sarà ancora più facile.

La svendita a Beretta significa insomma aver perso il controllo pubblico sull’esportazione delle munizioni fabbricate nel nostro Paese. Questo significa che le armi svizzere, già ora principalmente indirizzate alla NATO, saranno commerciate liberamente nei paesi in guerra, e oggi non si può non pensare in mano a chi finiranno in Ucraina. Se è così che la Svizzera pensa di riacquisire la propria credibilità come mediatore internazionale si sbaglia di grosso.

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