Le studentesse e gli studenti comunisti devono stare alla testa della base, sia nella proposta politico- rivendicativa, sia materialmente durante le manifestazioni e il lavoro militante. Ma essere “avanguardia” del movimento studentesco non significa imporre dall’alto, bensì lavorare dal basso convincendo e conquistando il rispetto, la stima e la fiducia delle studentesse e degli studenti nel corso delle lotte contro la politica scolastica e universitaria non condivisa dei governi federali o cantonali, contro le istituzioni e le autorità scolastiche che appoggiano tale politica e contro le posizioni e le idee errate che ci sono all’interno di quella parte del movimento studentesco compiacente in cerca di privilegi nei confronti del potere.
Le studentesse e gli studenti comunisti devono essere primi in tutto: nelle proposte, nella combattività, nel coraggio, nello spirito di iniziativa, nelle questioni organizzative, nella mobilitazione e nella direzione della lotta. Solo così essi possono diventare dei leader studenteschi riconosciuti, stimati e seguiti. Solo così è possibile radicarsi nel proprio ambiente di studio, costituirsi una base, conquistare l’egemonia culturale e mobilitare gli studenti della propria scuola.
Il radicamento è la questione principale che dobbiamo risolvere per fare bene il nostro lavoro di “avanguardia” studentesca e per applicare correttamente una “linea di massa” nelle scuole e nel movimento studentesco. Senza lo studio si naviga a vista; senza concentrarsi sulle priorità non si sa dove andare e si gira a vuoto; senza radicarsi è come se fossimo degli apolidi, della gente estranea al proprio ambiente. Il Partito Comunista e la sua organizzazione giovanile se ne rendono conto e agiscono di conseguenza.
I compagni e le compagne hanno bisogno di radicarsi negli ambienti di lavoro, di studio e di vita dove sono presenti, in quanto lavoratori, apprendisti, disoccupati, studenti, ecc. Questo significa che le studentesse e gli studenti membri o simpatizzanti del Partito devono operare nelle scuole, nelle università e nel movimento studentesco non tanto come comunisti, nel senso che non devono sempre e necessariamente qualificarsi tali, bensì anzitutto come studenti in senso lato. Su questo piano tattico dobbiamo quindi tenere lo stesso atteggiamento degli studenti appartenenti agli altri partiti che non si qualificano e non operano apertamente come loro membri. Operare con la “veste” giusta e quindi assumere un atteggiamento consono ad esso, è un elemento importante per radicarsi e avere successo nel lavoro di massa in generale e in quello studentesco in particolare.
Linea di massa
Per poter applicare una linea di massa occorre conoscere il territorio sul quale ci si muove e capire le contraddizioni in seno alla base. Occorre aver fiducia nelle masse, aver cura dei loro interessi, mettersi alla loro testa nei momenti di conflitto sociale, partire dalle loro esigenze e non dai nostri desideri, tener conto del loro attuale livello di coscienza e della loro esperienza sociale e di lotta, avere un corretto metodo di direzione, praticare una larga politica di fronte unito. Questi sono in sintesi gli elementi costitutivi della linea di massa di un comunista. Occorre in tal senso tenere in pugno l’iniziativa politica, ed elaborare parole d’ordine, piattaforme, rivendicazioni mutuate da loro stesse secondo il principio della Prima Internazionale: “la liberazione degli oppressi sarà opera degli oppressi stessi”.
Dobbiamo con abilità tattica praticare un’ampia politica di fronte unito, di collaborazione con tutte quelle forze che condividono la stessa lotta e attirare la massa degli studenti prima nel nostro sindacato studentesco di riferimento, in Ticino il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA), e successivamente, gli studenti più avanzati politicamente, verso il Partito e la sua organizzazione giovanile.
Nel lavoro di massa, in qualsiasi fronte lo facciamo, sia collettivamente come Partito, sia come rappresentanti del Partito in organismi unitari, sia individualmente come appartenenti a un determinato ambiente sociale (studenti, lavoratori, ecc.), dobbiamo sempre tenere a mente il programma del Partito Comunista, i suoi obiettivi e le basi teoriche del marxismo e del leninismo.
Sul fronte studentesco il ruolo delle studentesse e degli studenti comunisti è insostituibile affinché le masse studentesche rispondano colpo su colpo alla politica scolastica e universitaria governativa, per dare un indirizzo corretto al movimento studentesco, per proporre una via strategica chiara alle lotte studentesche contro i tagli ai finanziamenti pubblici, il caro-libri, il caro-mensa e le tasse scolastiche, contro la tendenza alla privatizzazione dell’università, la concorrenza fra istituti e la controriforma liceale, per il diritto allo studio uguale per tutti, per scuole pubbliche, gratuite e con diritti democratici e partecipativi nella direzione della scuola da parte delle studentesse e degli studenti.
Per far bene questo lavoro le studentesse e gli studenti comunisti devono studiare attentamente la politica scolastica e universitaria del momento per saperla criticare seriamente e devono nel contempo conoscere la
teoria marxista e leninista per poterla dialetticamente (non dogmaticamente) e intelligentemente calare nella propria realtà, di scuola e di facoltà e nel movimento studentesco. Per questo danno molta importanza al lavoro di militanza e si formano senza sosta, politicamente e sindacalmente, sia nella teoria sia nella prassi. Questo però non basta: occorre anche conoscere la situazione concreta dell’ambiente in cui si opera. Aver fiducia negli studenti e saper ascoltare le loro esigenze, i problemi che pongono, rispettare il loro livello di coscienza, senza sopravanzarlo; porsi come punti di riferimento nelle lotte, come agitatori ma anche come educatori politici trascinando su posizioni più avanzate la sinistra del movimento di cui anche noi dobbiamo far parte. Solo così possiamo contendere l’egemonia del movimento studentesco alle altre forze politico- studentesche borghesi o, addirittura, fasciste. Occorre saper mobilitare e organizzare le studentesse e gli studenti attraverso l’Assemblea studentesca concessa dalla Legge della scuola e attraverso altri momenti partecipativi straordinari: la democrazia diretta deve costituire in linea di massima la struttura organizzativa fondamentale del movimento studentesco.
Indicazioni di lavoro
Se ci sono chiare la linea di massa in generale e la linea di massa studentesca in particolare occorre passare all’applicazione pratica, calandole nella propria realtà. Per prima cosa, come si è già detto, bisogna conoscere questa realtà in riferimento ai problemi che in essa esistono, allo stato d’animo e alle esigenze degli studenti, alla presenza delle forze politiche e studentesche. Dopodiché valutare attentamente, in base alle forze che disponiamo e ai rapporti di forza con le altre organizzazioni politiche, in che modo lavorare. Una volta che abbiamo chiaro il quadro sociale, politico e organizzativo dell’ambiente di cui facciamo parte, si tratta di stabilire la strategia, la tattica e la piattaforma adeguate per mandare avanti il nostro lavoro. Su questa base unire e organizzare gli studenti che accettano la nostra linea attraverso la costituzione di organismi di massa, che possono essere dei collettivi oppure delle cellule militanti del sindacato studentesco al quale aderiamo. Questi collettivi o queste cellule non devono quindi essere composti solo da militanti e simpatizzanti del Partito, e bisogna stare bene attenti a non fare delle brutte copie dei Gruppi previsti dallo statuto del Partito Comunista.
Noi siamo convinti che la linea scolastica e universitaria comunista è quella corretta ma non possiamo imporla alle masse studentesche, è nostro compito agire con grande abilità per farla accettare a loro. Ciò significa che occorre dipanare il nostro discorso gradualmente, in modo da saggiare il terreno, valutare le reazioni degli studenti e via via aggiustare il tiro, alzandolo o abbassandolo, spostandolo a destra o a sinistra secondo le necessità tattiche del momento.
Nel caso in cui ci fossero già degli organismi di massa della sinistra moderata (socialdemocratica) o della sinistra estremista (trotzkista, anarchica, ecc.) oppure ancora dei sindacati studenteschi con un programma progressista, che riteniamo che si possano utilizzare ai nostri fini, possiamo lavorare all’interno di essi rinunciando a crearne dei nuovi. In tal caso è necessario costituire una Corrente comunista interna, composta dai militanti e simpatizzanti del Partito Comunista e dagli studenti che condividono la nostra linea scolastica, per fare un lavoro di squadra all’interno degli organismi di massa studenteschi di cui facciamo parte. Naturalmente la scelta di lavorare negli organismi di massa non promossi da noi va valutata attentamente per non compromettere il successo del nostro lavoro e l’obiettivo di unire tutta la sinistra studentesca per creare un fronte unito che vada dai marxisti-leninisti agli studenti legati o solamente influenzati dal Partito Socialista, dai Verdi, dai Trotzkisti, dagli Umanisti o dagli Anarchici. La sinistra studentesca, suddivisa a sua volta in destra, centro e sinistra, è la più suscettibile d’essere conquistata alla strategia e alla linea scolastica e universitaria dei comunisti. Ma per attirarla e mantenerla sulle nostre posizioni bisogna essere molto preparati sulle questioni scolastiche e universitarie, oltre quelle politiche più generali, e avere molto fiuto e senso politico, tattico e organizzativo per tenere testa a chi cerca di trattenerla da una parte sul terreno concertativo o dall’altra sul terreno altrettanto pericoloso e distruttivo dell’estremismo avventurista, inconcludente e fine a se stesso.
In sintesi è prioritario per il Partito Comunista formare quadri politici che padroneggiando la teoria sappiano metterla dialetticamente in relazione alla prassi e che fungano da corrente egemonica negli organismi studenteschi di massa, in primis nel sindacato studentesco.
Amedeo Sartorio, Massimiliano Ay, Beat Wyss, Mattia Tagliaferri