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Secondo la Camera di commercio e le associazioni padronali non ci si contagerebbe sul posto di lavoro. Noi non ne siamo affatto convinti, così come non lo sono i sindacati. UNIA in particolare ha rivendicato da tempo la chiusura di «tutte le attività economiche non essenziali» (ovviamente accompagnata da «aiuti economici, che siano chiaramente definiti e rapidamente disponibili») per «limitare in modo decisivo la circolazione delle persone e quindi del virus».

Da testimonianze raccolte dal nostro Partito, ad esempio, in alcune aziende gli impiegati contagiati dal Coronavirus non verrebbero conteggiati come tali, il che, se fosse pratica diffusa, renderebbe le statistiche perlomeno imprecise.

Chiediamo al Consiglio di Stato:

  1. cosa ne pensa delle recenti affermazioni della Camera di Commercio ticinese e delle associazioni padronali di categoria, secondo cui sul posto di lavoro non ci si contagia?

  2. se il Cantone sta monitorando la diffusione del Coronavirus durante le ore di lavoro, ad esempio tramite la redazione di apposite statistiche relative ai contagi avvenuti sul posto di lavoro? Se sì, è il Cantone stesso ad occuparsi di tali statistiche, o la loro creazione è affidata a terzi?

  3. Stando a delle testimonianze, in alcune aziende i malati di Covid-19 non verrebbero registrati come tali. Il Consiglio di Stato è a conoscenza di situazioni simili e, se sì, cosa ne pensa? Ciò avviene anche anche negli uffici dell’amministrazione?

  4. qualora la prassi descritta alla domanda precedente fosse diffusa, ci troveremmo di fronte a una falsificazione delle statistiche relative ai contagi sul posto di lavoro?

Per il Partito Comunista

Massimiliano Ay e Lea Ferrari

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