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Chi ha votato contro l’iniziativa popolare “per la limitazione” pensando di contrastare la xenofobia rischia di essersi illuso: il dumping salariale e la sostituzione di manodopera non diminuiranno e crescerà così la guerra fra poveri che alimenta il razzismo. Invitiamo a tal proposito i vertici nazionali dei sindacati che continuano a confidare nelle misure accompagnatorie e nella concertazione a cambiare strategia.

Chi invece ha votato a favore di questa iniziativa fidandosi dell’UDC come nuova paladina dei diritti degli operai, resterà deluso nel sapere che questi campioni di nazionalismo hanno in realtà sempre votato a favore delle liberalizzazioni economiche che hanno spalancato le frontiere ai capitalisti e ai manager europei che hanno contribuito a distruggere ad esempio il nostro servizio pubblico.

Della recente campagna ricorderemo due cose: la detestabile retorica xenofoba degli iniziativisti, ma anche l’inaccettabile propaganda catastrofista degli europeisti. La bocciatura dell’iniziativa, se da un lato permette di tirare un po’ il fiato alla parte sindacale (che temeva la fine delle seppure deboli misure di accompagnamento), sarà purtroppo ben presto strumentalizzata dalla parte padronale per ottenere di più in termini di liberalizzazione economica e di integrazione nell’UE delle banche e delle multinazionali, intensificando lo sfruttamento dei lavoratori.

La sinistra – se vuole tornare in sintonia con i lavoratori – deve ora svegliarsi e – unita – porre al centro della propria azione quelli che secondo i comunisti sono tre elementi strategici:

1. La difesa della nostra sovranità rispetto all’intenzione governativa e padronale di siglare l’Accordo quadro fra Svizzera e Unione Europea, che ci imporrà il recepimento passivo del diritto europeo a tutto svantaggio dei lavoratori, ma anche delle PMI e in generale del nostro sistema democratico.

2. La necessità di una diversificazione dei partner commerciali della Svizzera: occorre diminuire la nostra dipendenza dall’UE per aprire maggiormente ai paesi emergenti soprattutto nell’area economica euroasiatica così da garantire la nostra stessa neutralità. Se non lo si farà il nostro Paese rischia non solo di unirsi al declino irreversibile del campo euro-atlantico, ma di finire invischiato nella nuova “guerra fredda” che USA e UE stanno lanciando contro Cina e Russia, che danneggerà la nostra economia.

3. Il rinnovamento dell’azione sindacale slegata dai dogmi della pace del lavoro. Oltre a rilanciare la lotta per il salario minimo, occorre spingere per una maggiore protezione dai licenziamenti e la fine delle agenzie interinali che fomentano il precariato. Si rende necessario poi perseguire almeno il rispetto effettivo delle condizioni di lavoro vigenti in Svizzera, un aumento del termine di notifica e il deposito di un’adeguata cauzione per le aziende che distaccano lavoratori.

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