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PostFinance, un’azienda che in passato abbiamo definito eversiva in quanto disubbidisce regolarmente alle decisioni dello Stato (che ne è di fatto il proprietario) aumenterà le proprie spese di commissione: i pagamenti effettuati agli sportelli postali tramite polizza di versamento da parte dei cittadini costeranno così fino al 40% in più. Per un pagamento fino a 50 franchi sarà addebitato al ricevente 2 franchi, che poi, evidentemente, si rifarà comunque sul cittadino.

Il motivo addotto dall’azienda sarebbe la diminuzione di un terzo negli ultimi dodici anni delle transazioni effettuate allo sportello. Quante volte abbiamo sentito dire dalla Posta che se non si paga con il cedolino allo sportello, gli uffici postali sono poco redditizi e dunque chiuderanno? Ora però la stessa azienda impone una tassa in più proprio a coloro che usufruiscono degli sportelli, così da disincentivare i cittadini a recarsi di persona presso l’ufficio postale e quindi di fatto giustificarne lo smantellamento. Che i manager della Posta siano almeno onesti e dicano che la loro missione a distruggere la capillarità del servizio postale per meri margini di profitto. In questo modo anche i cittadini potranno reagire come si deve.

Stiamo parlando non di una piccola azienda di famiglia che fatica a far quadrare i conti, ma di un colosso che fa utili di esercizio di oltre 200 milioni di franchi annui e che ha ricevuto un mandato di servizio pubblico universale che in realtà umilia in modo vergognoso da anni. La Posta non deve fare utili, deve servire i cittadini. Questa è la definizione di servizio pubblico. E se i manager non l’hanno capito, lo dovrà imporre la politica: il Partito Comunista rivendica non solo la rinuncia a questo aumento dei costi di transazione allo sportello, ma rivendica pure la moratoria sulla chiusura di uffici postali e da ultimo il ripristino della regia federale della Posta!

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