Il siparietto messo in atto dall’UDC in Consiglio nazionale è una pagliacciata irrispettosa delle istituzioni, ma qualificare – come ha fatto un deputato del PSS – di “fascista” chi canta l’inno nazionale è altrettanto inopportuno, così come paragonare l’Ucraina golpista e guerrafondaia alla Russia.
I nostri consiglieri nazionali, al posto di guardare indietro al 1992 e arroccarsi su una votazione di 25 anni fa, dovrebbero finalmente ripensare da zero le relazioni internazionali della Svizzera, accettando finalmente che il sistema atlantico è in crisi e che il futuro si trova nell’area economica euroasiatica e nel progetto di Nuova Via della Seta. E questo non l’ha capito né la sinistra europeista né la destra nazionalista.