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La sezione bellinzonese del Partito Comunista (PC) ha appreso con stupore della giravolta elettorale del PLR in merito alla necessità di introdurre un «educatore di strada (di prossimità)» del comune di Bellinzona. Va ricordato che nel 2009 l’esecutivo della turrita aveva respinto una mozione dettagliata dell’allora consigliere comunale socialista Francesco Lombardo che proponeva l’introduzione di un “operatore sociale (di prossimità)”.

Se il PC all’epoca aveva sostenuto la mozione, con il suo consigliere comunale Massimiliano Ay che era stato relatore di minoranza della commissione della legislazione a favore della sua introduzione, i liberali, assieme alla Lega e a parte del PPD si erano schierati contro l’introduzione dell’operatore. Con le parole del rapporto di maggioranza “Bellinzona non può farsi carico di oneri e funzioni che non le competono né la riguardano direttamente”. Ovvero: non è necessario che Bellinzona si prenda cura dei propri giovani e, più in generale, della propria cittadinanza che vive una situazione di difficoltà.

Come spiegare la giravolta del PLR? Anticipiamo gli argomenti: c’è stata l’aggregazione e oggi ci sono più disponibilità economiche, il disagio sociale è aumentato (memorabile la sequela di problematiche da bronx esposte all’inizio della premessa alla mozione, che si dimentica però di citare il disagio socioeconomico della popolazione promosso a piè sospinto proprio dai partiti borghesi) e, soprattutto, sotto elezioni i “non” evaporano, e quindi ora “Bellinzona può farsi carico di oneri e funzioni che le competono (e) la riguardano direttamente”.

La mozione del PLR, inoltre, sembra non avere per nulla in chiaro cosa faccia un operatore sociale di prossimità e, soprattutto, come lavori. La prima regola per un educatore di strada è che non si lavora mai da soli, ma che gli interventi sono sempre da effettuare almeno in coppia. La nuova Bellinzona è un comune con oltre 43’000 abitanti: pensare che un operatore solo possa occuparsi di “prevenire il disagio sociale […]”; “monitorare il territorio e raccogliere elementi utili sui bisogni giovanili e sui comportamenti a rischio […] per sensibilizzarli ed indirizzarli ad un sano stile di vita”; e “[…] raggiungere quelle “zone grigie” che i Servizi […] non riescono a raggiungere o monitorare costantemente”, vuol dire non avere in chiaro cosa fa un operatore sociale e non aver mai parlato con un educatore di strada o con chi coordina questo tipo di servizi.

Cosa che il PC invece ha fatto. Infatti, per presidiare il territorio e occuparsi della promozione del benessere dei cittadini di tutto il tessuto sociale (i giovani non sono un gruppo sociale isolato) è necessario che il Comune di Bellinzona non assuma un educatore di strada – che con le mansioni previste dal PLR rischierebbe il burn-out in breve tempo o di non poter operare in conformità al suo mandato professionale per carenza di risorse –, bensì almeno quattro educatori di strada (due coppie) e un coordinatore che si occupi di sviluppare la politica di intervento e che supervisioni il lavoro.

A queste proposte affastellate per la campagna elettorale il PC, assieme all’Unità di Sinistra, preferisce un lavoro serio e un’opposizione propositiva, portata avanti nel legislativo uscente proprio dal suo consigliere comunale Alessandro Lucchini, che nella discussione sull’ultimo preventivo aveva criticato la politica sociale della città come insufficiente, citando proprio la necessità dell’introduzione della figura dell’operatore di prossimità.

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