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A) Premessa
A neanche un anno di distanza dagli ultimi due appuntamenti elettorali, il prossimo mese d’aprile si prospetta per il nostro Partito una nuova importante sfida: le Elezioni Comunali 2020. In occasione del rinnovo dei poteri cantonali, lo ricordiamo, siamo riusciti nell’impresa di raddoppiare, correndo in solitaria, la nostra presenza in Gran Consiglio. Alle recenti Elezioni Federali, attraverso una ponderata ma qualificata presenza nella coalizione Verdi e Sinistra Alternativa, abbiamo invece contributo ad eleggere un secondo rappresentante del fronte progressista al Consiglio Nazionale, spostando a sinistra gli equilibri della deputazione ticinese a Berna. Nel contempo, l’apporto unitario dei comunisti ha contribuito altresì in modo decisivo all’ottenimento di un seggio d’area al Consiglio degli Stati, avvenuto proprio per una manciata di voti. A fronte di questi risultati incoraggianti, adesso si tratta tuttavia di proseguire con pazienza e disciplina il processo di crescita del nostro Partito, il tutto a partire dalle prossime Elezioni Comunali. L’ampiezza del loro significato politico, il nostro approccio alla politica comunale e le prospettive concrete di lavoro, saranno pertanto al centro della presente risoluzione.

B) La politica comunale e la strategia generale del Partito
La politica comunale, la cui importanza, almeno per una certa parte della sinistra radicale, continua ancora oggi ad essere minimizzata, assume storicamente una valenza strategica per il nostro Partito (già dai tempi del PdL). Innanzitutto, essa è ormai diventata parte integrante del processo di normalizzazione varato dal 21° Congresso del 2011, attraverso il quale miriamo a inserirci con sempre maggiore legittimità nel dibattito democratico del Paese. Non a caso, sapersi confrontare con serietà anche con i problemi più quotidiani della cittadinanza significa dimostrare che i comunisti non intendono relegarsi a una prassi parolaia e inconcludente, ma come tali sono disposti a declinare senza sosta le proprie parole d’ordine a tutti i livelli della società. In questo senso, come vedremo meglio dobbiamo cercare di mantenere viva quell’ambizione che vuole delinearci quale forza politica di governo, anche se non ancora al governo. Seppure consapevoli dei limiti posti all’operato degli enti locali, è compito infatti dei comunisti avvalorare la propria capacità dirigente anche nei Comuni, coniugando una serie di rivendicazioni immediate con una progettualità di più ampio respiro.
Un metodo di lavoro che, abbiamo avuto modo di constatarlo in molti Comuni, sta permettendo di alimentare un clima di fiducia virtuoso attorno al Partito, riscontrando sovente un fecondo interesse anche da parte degli ambienti locali della sinistra. Uno dei presupposti di questa strategia è tuttavia la presenza di compagni pronti a perseguirla nelle rispettive realtà, che possano fungere così da veicolo per la normalizzazione dei comunisti nella società (avanguardia). Per questo motivo, potremmo considerare la politica comunale come una di quelle sfere d’intervento che, in ultima analisi, può rendersi funzionale alla costruzione di un Partito di quadri con vocazione di massa. La sua esplicazione nelle istituzioni locali, soprattutto nei centri più grandi, può costituire infatti una valida occasione per mobilitare e profilare i militanti, oltre che per formarli. Non da ultimo, benché il rilancio delle sezioni imponga una valutazione di più ampio respiro, la prossimità alla politica cittadina rappresenta un buon collante per organizzare quanti non si trovano a potere partecipare all’attività del Partito ad altri livelli.

C) L’opposizione propositiva anche nelle istituzioni comunali
Sebbene come comunisti siamo consapevoli della natura di classe che ammanta lo Stato e, conseguentemente, anche il Comune quale sua propaggine, abbiamo sempre respinto una linea volta a svilire l’importanza dell’operato nelle sue istituzioni rappresentative. Nel contesto di una società postdemocratica, dove le istanze democratiche, le sedi d’espressione del conflitto e la dimensione collettiva dei problemi cedono il passo al predominio del mercato, all’egemonia liberale e all’individualismo più sfrenato, al momento sarebbe infatti difficile non riconoscere al nostro lavoro parlamentare un carattere progressivo. Anche sulla base di questo assunto, che potremo avere l’occasione di meglio sviluppare in sede congressuale, l’esperienza degli ultimi anni ha comunque abbozzato un approccio viepiù più definito alla politica istituzionale del Partito: quello che, a più riprese, abbiamo denominato di “opposizione propositiva”. Segnatamente maturata in occasione delle ultime Elezioni Cantonali, questa impostazione dovrebbe trattarsi ora di continuare a consolidarla, con tutti gli adeguamenti del caso, anche nei Comuni. Tra una progressiva deriva amministrativista della socialdemocrazia e una sterile opposizione aprioristica di certi movimenti, entrambe tendenze che possono trovare ampio spazio in una realtà come quella comunale, dove la lotta di classe appare maggiormente larvata, i comunisti devono sapere affermare pertanto un loro chiaro collocamento politico.
Nel solco del processo di normalizzazione evocato in precedenza, anche nelle istituzioni comunali dovremo quindi rimanere in grado di perseguire il giusto rapporto tra opposizione e propositività, nonché tra conquista dell’egemonia e possibili riforme politiche. Detto altrimenti, va dimostrato nella pratica come i comunisti, senza mai perdere di vista una critica generale al sistema, possano comunque rendersi utili alla popolazione e concorrere ad acquisirne il consenso. All’opposizione di fondo sui temi considerati strategici, occorre insomma affiancare anche una proposta politica coraggiosa ma realista, capace di preconizzare dove possibile dei miglioramenti concreti ma anche un’alternativa programmatica alla gestione borghese del Comune. Come in parte accennato, questo discorso vale a maggior ragione laddove un nostro intervento andrebbe a smuovere quell’inerzia politica che, complice un regime postdemocratico, una diminuita autonomia degli enti locali e un sistema di milizia non sempre al passo coi tempi, non può che investire specialmente le amministrazioni comunali.

D) L’impostazione rivendicativa nei vari Comuni
Quale cellula elementare del tessuto sociale, il Comune rappresenta, sia pure senza illusioni, il livello politico più prossimo alla popolazione. Tuttavia, tra gli enti locali sussistono ancora marcate disparità per quanto attiene ai bisogni dei propri cittadini e soprattutto alla capacità economica per farvi fronte. Queste differenze, le quali andrebbero attenuate grazie a una più equa perequazione finanziaria e ripartizione di competenze, permangono anzitutto tra i Comuni centrali e quelli maggiormente periferici. Per quanto saldamente inquadrato nella strategia generale, nel metodo di lavoro e negli indirizzi programmatici del Partito, il tenore del nostro intervento dovrà quindi sapersi adattare alla situazione locale, senza con ciò scadere in particolarismi o campanilismi mistificanti la reale natura di classe dei problemi. Da qui il rimando in altra sede a un’apposita piattaforma programmatica, la quale avrebbe avuto il rischio di risultare, se non eccessivamente generalista, di certo incomprensiva delle variegate esigenze presenti sul territorio e non del tutto attinente ai fini della presente risoluzione.
Ad ogni modo, per il momento possiamo ancora ritenere attuali le rivendicazioni contenute nel documento sulla politica comunale approvato dalla Conferenza d’Organizzazione del 25 febbraio 2012, tenuto conto dell’esperienza maturata in questo ambito dal Partito negli ultimi anni. Nel contempo, nell’elaborazione programmatica del Partito sul piano locale dovrebbero assumere una funzione primaria le Sezioni, le quali, almeno per i grandi centri dove siamo radicati, dovrebbero cercare di sistematizzare nel medio periodo i principali assi d’intervento politico. Alla base della lotta in ogni Comune va ricordato però dovrà sempre esservi un impegno di normalizzazione dei comunisti e il rilancio di una rigorosa politica d’opposizione propositiva, volta a promuovere la preminenza degli interessi collettivi su quelli privati e a veicolare messaggi egemonici progressivi. Ne consegue, ad esempio, una costante e decisa avversione alla diminuzione dei moltiplicatori, la quale si frappone a una maggiore redistribuzione della ricchezza a favore dell’occupazione, del sostegno sociale, dell’alloggio popolare, del trasporto pubblico, dell’istruzione comunale e di un’amministrazione trasparente. In questa prospettiva, i rappresentanti del Partito nelle istituzioni devono sforzarsi di conservare, in qualsiasi circostanza, la necessaria autonomia di giudizio nel rapporto con le altre forze politiche.

E) Il nostro lavoro nei Consigli comunali e nei Municipi
Nel quadro della strategia di Partito, il nostro lavoro all’interno delle istituzioni locali deve cercare di sfruttare al massimo gli spazi d’autonomia concessi al Comune e gli strumenti di partecipazione politica disponibili. Così facendo, se da una parte possiamo contribuire a contrastare la mentalità eminentemente gestionale dei Comuni, secondo la quale quest’ultimi dovrebbero concentrarsi soprattutto sullo svolgimento dei compiti prestabiliti di mera amministrazione, mettendo cioè in secondo piano quelle ampie e variegate competenze residuali che potrebbero venire esercitate per la collettività; dall’altra si rende allora possibile riportare nel dibattito democratico locale, sempre più spesso anestetizzato nei contenuti, una dimensione politica e conflittuale nella quale emerga la capacità progettuale alternativa dei comunisti. Oltre a una certa intraprendenza militante, ciò presuppone non soltanto una formazione ideologica appropriata, ma anche una conoscenza di massima delle meccaniche istituzionali che governano gli enti locali, requisiti tutti indispensabili per una politica che si vuole rivoluzionaria e rigorosa. Senza dovere cercare a tutti i costi uno scontro aprioristico, ma esprimendo anzi un consenso specifico quando è il caso, rispetto alle compagini borghesi dobbiamo cercare perciò di strutturare un nostro consapevole apporto d’opposizione, di controllo e di proposta politica. Quando possibile, occorre concepire inoltre questo intervento anche come una cassa di risonanza, utile a sostenere e amplificare le lotte sociali portate avanti sul territorio.
Come andrà approfondito in un apposito corso di formazione, tale approccio possiamo concretizzarlo in particolare attraverso gli atti parlamentari a disposizione del Consigliere comunale (mozione, interpellanza, interrogazione ecc.), non dimenticando comunque le interessanti forme di democrazia diretta esistenti anche a livello locale. Tra di essi, vale la pena evidenziare l’emendamento quale mezzo da valorizzare per colmare i limiti di una proposta iniziale, ravvivare il dibattito politico nel plenum e dare forma all’opposizione propositiva del Partito. Più in generale, un giudizio d’ampio respiro sulla conduzione politica del Comune andrebbe espresso invece in occasione della discussione sui Conti preventivi (e consuntivi), specialmente dove il consesso si riunisce purtroppo di rado. Gli stessi non vanno considerati infatti dei semplici documenti contabili, il cui esame può limitarsi a delle considerazioni d’ordine formale o tecnico, bensì degli atti che riflettono un sostanziale indirizzo politico delle maggioranze politiche che li hanno concepiti. Nella misura in cui un Preventivo non permette di soddisfare, per quanto è di competenza del Comune, quei bisogni della popolazione che abbiamo identificato come prioritari, o meglio di segnare un coraggioso cambio di rotta nell’allocazione della spesa pubblica, non possiamo allora non ricavare dei motivi politici per contestarlo. Per converso, il Consuntivo può essere un’occasione per tirare un bilancio critico dei principali problemi che, anche sulla base delle scelte prese durante l’anno in questione, stanno ancora investendo il Comune alla fine dell’esercizio. Conformemente con la nostra condotta istituzionale, la quale, seppure propositiva nella ricerca di possibili soluzioni alternative, rimane comunque d’opposizione alle politiche dominanti, un’approvazione dei Conti non dovrebbe dunque avvenire che in casi del tutto straordinari e debitamente motivati.
Per quanto concerne l’entrata nei Municipi possiamo affermare che, sebbene non sia mai stata per noi un obiettivo primario, questa costituisca un’evenienza che abbiamo di fatto accettato candidandoci sovente anche al potere esecutivo. Man mano che il nostro radicamento nei Comuni va consolidandosi, questo scenario diviene oltretutto sempre meno remoto (basti pensare all’esempio di Serravalle), imponendo di conseguenza una più approfondita riflessione al riguardo. Premesso ciò, ancora non può cambiare l’impostazione secondo la quale, almeno per il momento, la scalata ai Municipi non rientra nelle attuali priorità del Partito. Questo genere d’operazione, oltre ad esporre a potenziali rischi prematuri la nostra presenza nei Comuni interessati, potremmo non essere nelle condizioni politiche e organizzative per affrontarlo dovutamente su ampia scala. Qualora si avverino delle opportunità concrete che riteniamo di potere gestire, non possiamo tuttavia che cercare di assecondarle, considerato che in molti casi potrebbero ripresentarsi in un momento più propizio. Ad ogni modo, sebbene per l’attività nei Municipi valga in generale quanto esposto a proposito del nostro approccio alla politica comunale, alcuni appunti di massima vanno comunque posti in evidenza, consapevoli che una condotta più chiara potrà delinearsi anche alla luce dell’esperienza pratica. Innanzitutto, si tratta di non invischiarsi nella classica logica collegiale e consociativa propria degli esecutivi comunali, la quale, se non a soffocare un operoso e profilato dibattito politico all’interno del consesso, può tendere ad alimentare quella che abbiamo definito una deriva amministrativista nella conduzione del Comune. Nel riconoscimento della diversità delle realtà comunali, dovremo essere inoltre in grado di accompagnare a una gestione responsabile, irreprensibile ma accorta dei problemi ordinari, la capacità di conservare degli spazi d’opposizione, di critica e progettuali sui temi più importanti. Un tassello insomma, quello della presenza consapevole dei comunisti nei Municipi, che con pazienza dovrà integrarsi a sua volta nel processo di normalizzazione descritto.

F) Le alleanze elettorali a livello locale
Di regola, più che alla presentazione con liste proprie, che rischiano con gli attuali rapporti di forza di diventare mere candidatura di bandiera, preferiamo agire in liste unitarie (che possono variare da quelle più esplicitamente di sinistra a quelle civiche) in cui i nostri margini di autonomia e di diversità comunista possano comunque esprimersi con l’intento di permettere l’esistenza di amministrazioni comunali progressiste sia sul piano legislativo sia su quello esecutivo, che riescano cioè a indebolire il predominio borghese che a livello di enti locali si presenta con caratteristiche quasi monopolistiche e in parte ancora semifeudali.
Non ci illudiamo naturalmente, da marxisti, che una trasformazione in senso socialista possa avvenire dai consigli comunali: riconosciamo in essi piuttosto degli strumenti utili, nella attuale fase storica, alla nostra strategia atta da un lato a proseguire nel processo di normalizzazione del Partito e dall’altro a consolidare dei presidi territoriali comunisti.
Pur riconoscendo le possibili diversità comunali, occorre costruire alleanze coerenti con la strategia complessiva del nostro Partito a livello centrale, che rifuggano cioè l’opposizione sterile di impostazione massimalista che impedisce di costruire convergenze ampie. La definizione di alleanze che, nel nome dell’alternativa di società, escludano aprioristicamente il Partito Socialista (o la relativa sigla locale) per favorire poli di sinistra ecologista o anti-capitalista non sono la nostra collocazione naturale: al contrario vanno prese in considerazione solo nel caso in cui la qualità, ma pure la quantità, delle potenziali candidature, così come l’impianto programmatico di alternativa risulti particolarmente solido e allettante non per gli adetti ai lavori ma per la cittadinanza. Alla retorica roboante o alle tendenza modaiole, anche se apparentemente più a sinistra, preferiamo la consistenza di un progetto politico di lungo corso e la rigorisità di una cultura politico-partitica che dia priorità alle riforme sociali concrete.
Qualora non si tratti di liste civiche apartitiche già presenti in cui nostri membri potrebbero figurare date le condizioni oggettive del rispettivo comune (soprattutto se di ridotte dimensioni), la costruzione di alleanze deve di regola permettere l’elaborazione di una lista che si presenti come credibile all’elettorato di sinistra e in cui i comunisti non debbano fungere da “ospiti” ma partner a tutti gli effetti: in tal senso oltre a un programma rivendicativo comune, una dignitosa presenza di nostri candidati (da noi designati) sulla lista per il Municipio deve essere garantita, così come occorre dare il giusto risalto al nome (o perlomeno alla sigla) del nostro Partito, tenendo conto della direttiva (n. 8) della Cancelleria dello Stato del 5 novembre 2019 che prevede che l’indicazione del gruppo politico di appartenenza è possibile solo se esso appare anche nella denominazione della lista.

G) Le prospettive elettorali e di lavoro
Attualmente il Partito dispone di 8 rappresentanti nei Consigli comunali di 7 Comuni (Bellinzona, Lugano, Capriasca, Gordola, Morbio Inferiore, Pollegio e Brione sopra Minusio), nonché di una Municipale a Serravalle. Considerato che in due di queste località non sono più previste nostre candidature, va segnalato però che a ripresentarsi quali uscenti vi sono unicamente 7 compagni in 6 Comuni. Come da elenco allegato (suscettibile di modifiche dell’ultimo minuto), nel complesso i nostri candidati alle prossime Elezioni Comunali saranno invece 24, ripartiti tra 16 diversi Comuni. Sebbene le possibilità d’elezione in molte realtà si presentino tutt’altro che scontate, possiamo rilevare tuttavia delle potenzialità per una moderata ma auspicabile crescita quantitativa rispetto ai numeri attuali. In questo contesto, tra gli obiettivi di questa tornata dovrà assumere comunque un’importanza chiave l’entrata o il consolidamento della nostra presenza nei Consigli comunali dei centri più grandi del Cantone, nei quali godiamo già di un certo radicamento. Per proseguire con rinnovato slancio la strategia del Partito nei Comuni, dobbiamo potere contare in definitiva su una partecipazione, diffusa ma soprattutto qualificata, dei suoi esponenti alle istituzioni locali. Nell’ambito di un coordinamento a livello cantonale, le Sezioni dovranno perciò impegnarsi per promuovere direttamente, d’intesa con i candidati, la nostra campagna elettorale nei Comuni.
Una volta terminate le Elezioni Comunali, si dovrà infine rilanciare con i nuovi eletti la struttura di coordinamento dei rappresentanti del Partito nei Consigli comunali e nei Municipi, ancora non sufficientemente valorizzata. Necessaria ad assicurare la coerenza, l’incisività e la credibilità del nostro lavoro in questo ambito, come stabilito a Congresso essa ricopre infatti una valenza strategica. A partire da una serie di formazioni specifiche, da un costante supporto all’attività svolta e da un adeguato scambio d’informazioni, grazie a questo consesso s’intende pertanto creare un quadro favorevole per la maturazione del nostro intervento istituzionale e dei compagni chiamati in prima persona ad attuarlo. Un’aspirazione che, in ultima analisi, potrà contribuire anche a un maggiore assestamento della condotta istituzionale del Partito, nonché del suo collocamento politico in questa fase.
Non da ultimo va richiamata l’importanza per i candidati e gli eventuali eletti di assumere, in qualità di rappresentanti del Partito in sede pubblica, una condotta sempre attenta ai bisogni della popolazione, affidabile per gli organi di Partito e coscienziosa nei rapporti con le realtà con le quali collaboriamo.

H) Conclusione
Alla luce di quanto esposto, la Conferenza d’Organizzazione del Partito Comunista risolve di:

  1. approvare il testo della presente risoluzione;
  2. impegnare il Partito nella partecipazione, secondo le modalità giudicate più opportune nel Comune, a liste unitarie d’orientamento progressista per l’elezione dei Consigli comunali e se possibile dei Municipi, come anche a determinate liste civiche dove le condizioni per la prima opzione non sono date;
  3. Nei comuni in cui non abbiamo candidati ma in cui una lista chiedesse esplicito sostegno da parte del nostro Partito, la Direzione ha il mandato di valutare la compatibilità programmatica della lista e, se ritenuto politicamemte opportuno, può concedere l’utilizzo del nostro nome.
  4. qualora in un Comune dovessero presentarsi diverse liste riconducibili al campo progressista, visto e considerato quanto esposto al punto F della presente risoluzione, dare la priorità a quella al cui interno viene assolto un ruolo preponderante da parte del Partito Socialista;
  5. demandare alla Direzione il compito di finalizzare le liste e di coordinare l’attività del Partito nei diversi Comuni, nonché alle Sezioni quello di attivarsi direttamente per la campagna sul territorio.
  6. demandare alla Direzione il compito di convocare non appena possibile dopo l’esito delle elezione il gruppo di coordinamento dei consiglieri comunali.
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