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Il Partito Comunista prende atto con preoccupazione della decisione di rimpatrio in Ucraina del giovane studente del CSIA di Lugano e della sua famiglia ed esprime la propria solidarietà per una situazione grave non solo dal lato umanitario, ma anche da quello politico: questo rimpatrio lascia infatti presumere che la Confederazione riconosca al regime golpista di Kiev una legittimità che un paese neutrale dovrebbe evitare in un contesto di guerra!

Il ragazzo in questione è arrivato nel nostro Paese nel 2015 come richiedente l’asilo a seguito della guerra nel suo Paese. Ricordiamo infatti che nel 2014 in Ucraina vi è stato un colpo di stato di stampo neo-fascista (sostenuto dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea) per impedire che il Paese si integrasse nell’area euroasiatica e restasse ancorato al campo atlantico. Non soltanto oggi in Ucraina la guerra continua, ma il regime golpista ha istituito una legislazione razziale ai danni della minoranza russa.

Stando alle informazioni da noi ricevute dal Partito Comunista Ucraino (KPU, che alle ultime elezioni democratiche aveva ottenuto il 13% dei consensi!) si conferma a tutt’oggi una situazione di costante repressione politica con casi diffusi di tortura e di violenze ai danni dei civili. Lo stesso Partito Comunista Ucraino è stato messo al bando e i diritti sindacali sono eufemisticamente limitati, come dimostra il rogo della Casa dei Sindacati di Odessa in cui sono stati assassinati dal regime diversi sindacalisti.

Rivendichiamo l’immediato blocco del rimpatrio di Mark (perfettamente integrato nella nostra realtà e a cui va garantito il diritto allo studio) e della sua famiglia che in patria rischierebbero pesanti ripercussioni. Il rischio poi che il giovane sia arruolato forzatamente per combattere il suo stesso popolo nel Donbass è reale ed è una situazione di cui le autorità svizzere si prenderebbero la pesantissima responsabilità.


No al regime golpista di Kiev: incontro con il Partito Comunista Ucraino!

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