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Onorevole signora presidente, onorevoli signora e signori municipale, colleghe e colleghi,

Come premessa mi permetto fare una sintesi di un articolo apparso su un quotidiano ticinese, a firma di Fabio Pontiggia: “Quello dell’imposta di culto è storicamente un terreno minato. Lasciato per anni non bonificato, era stato risanato con il decreto legislativo del 10 novembre 1992, entrato in vigore il 1. Gennaio 1993. Spetta alle Parrocchie della Chiesa cattolica apostolica romana del Cantone Ticino e alle Comunità regionali della Chiesa evangelica riformata del Cantone Ticino prelevare l’imposta per la copertura del fabbisogno per le spese di culto. L’imposta è pari ad una quota percentuale dell’imposta cantonale ordinaria del medesimo anno. L’aliquota è stabilita secondo il fabbisogno votato dall’Assemblea parrocchiale e dall’Assemblea della Comunità evangelica regionale. Punto importante: in ossequio alla libertà religiosa (L’articolo 15 capoverso 4 della Carta fondamentale stabilisce che “nessuno può essere costretto ad aderire a una comunità religiosa o a farne parte, nonché a compiere un atto religioso o a seguire un insegnamento religioso”), si può dichiarare di non voler pagare l’imposta (dichiarazione di esenzione).”
La mozione venne pensata e scritta in un momento delicato della città (allora si parlava di città in fallimento), dopo la votazione di una convenzione a favore della parrocchia di San Pietro.

Dopo la lettura del rapporto di maggioranza, e le osservazioni del municipio, pur rimanendo non sorpreso, mi è venuto in mente subito un detto: “non c’è peggior sordo di colui che non vuol sentire”. La mozione ha infatti lo scopo di regolare il sistema di finanziamento delle parrocchie seguendo appunto il decreto legge del 10 novembre 1992. Non quella di non permettere un finanziamento tout-court da parte del comune.

Così facendo, oltre a rendere il finanziamento trasparente, basato cioè su un preventivo reale del fabbisogno della parrocchia stessa, si andrebbero a finanziare tutte le parrocchie nella maniera corretta, adeguata e secondo un principio di equità. Attualmente infatti, i preventivi delle diverse parrocchie, non vengono sottoposti alla città per il finanziamento diretto! E tanto meno la diocesi di Lugano lo fa.

È ovviamente chiaro, che se la città continuerà con questo sistema di finanziamento, le parrocchie non avranno nessun interesse nel procedere come da decreto legge.
Decreto legge, che detiene un enorme atout pensando a coloro che temono l’influenza di religioni esterne o non nostrane (non legate cioè al nostro territorio). Come bene indica l’Art. 1 “ Il presente decreto regola il prelievo di un’imposta di culto da parte delle parrocchie della chiesa cattolica apostolica romana del Cantone Ticino, e delle comunità regionali della chiesa evangelica riformata del Cantone Ticino per la copertura del fabbisogno per le spese di culto”. In parole povere, seguendo il decreto legge, avranno diritto esclusivamente le comunità riconosciute, mentre continuando con la situazione attuale, vale a dire con finanziamento diretto da parte della Città, altre religioni avranno il diritto di pretendere dei finanziamenti pubblici!

Risulta poi esserci un problema per la riscossione dell’imposta, che concerne la parrocchia di Lugano centro. Essa infatti, raccoglie i fondi correttamente, secondo il decreto legge. Ma agli abitanti del centro, viene quindi fatta pagare una doppia imposta (tassa del culto + tassa inglobata nelle tasse comunali). Una doppia imposta che si è evitata per la tassa sui rifiuti (con il famosissimo abbassamento del moltiplicatore…), dove PPD, Lega e Liberali si sono attivati per far sì che non accadesse, mentre qui, ora, si preferisce fare scena muta! Un intervento del municipio per sistemare la problematica della doppia tassazione è più che lecito, oltre che doveroso!

In conclusione, per quanto concerne le vere richieste della mozione, cioè il chiarire nel modo trasparente in quanto consiste la congrua che la città versa nelle casse della parrocchia, e le motivazioni dei versamenti stessi, né nel rapporto di maggioranza della commissione della gestione, né nelle osservazioni del municipio, si trovano tracce.

Dopo quanto sopra esposto, ed appurato che le parrocchie non facciano fatica ad adattarsi al decreto legge entrato in vigore il 1 gennaio 1993, visto che per esempio la parrocchia di Lugano centro lo esercita, chiedo al lodevole consiglio comunale di accettare la mozione numero 3872.

Grazie per l’attenzione.

Demis Fumasoli, consigliere comunale del Partito Comunista a Lugano

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