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Abbiamo preso atto del comunicato stampa del Partito Operaio e Popolare (POP) – firmato dal suo segretario Leonardo Schmid – intitolato “Appello per l’unità della sinistra, non solo alle elezioni” (link). Di seguito le considerazioni della Direzione del nostro Partito:

1. Il POP ha ammesso che è stato il PC a proporre per primo l’unità delle forze di sinistra, ma lamenta di non aver ricevuto proposte sufficientemente concrete. In realtà due nostri esponenti hanno provato a mettersi in contatto con i vertici del POP ottenendo risposte prima evasive e in seguito la conferma che POP e MPS erano già in trattativa e che di fatto la nostra proposta a quel punto non era più di loro interesse.

2. Il POP ne ha pure per il Forum Alternativo (FA) colpevole di “lasciare i propri militanti presentarsi sulla lista del PS e non ha mai preso posizione sulle elezioni cantonali”. Sarà il FA a rispondere, se lo riterrà opportuno: noi ci limitiamo a dire che il POP, così come l’MPS, fin da subito, e a differenza nostra, si sono posti in modo tendenzialmente ostile al progetto di Franco Cavalli e compagni, che di elezioni cantonali ha parlato finché non è stato percepito il muro eretto proprio da certe organizzazioni che oggi straparlano di “unità”.

3. Il POP accusa il PC di non aver partecipato alle assemblee della lista MPS-POP… infatti se si sigla un’alleanza escludendo il PC (come il nome dell’alleanza sta a dimostrare) per correttezza noi non abbiamo costume di auto-invitarci provocatoriamente.

4. “All’MPS abbiamo detto che l’alleanza allo stadio attuale vale sul piano cantonale, quindi in primo luogo sull’analisi della situazione politica cantonale” spiega il POP. Il che è ragionevole, ma è il contrario di quello che MPS ha affermato pubblicamente per escludere il PC, adducendo differenze in politica federale e internazionale. Che si decidano…

5. “Il segretario del PC è intervenuto in alcune vicende”… bontà loro! Dei circa 2 atti parlamentari al mese depositati in Gran Consiglio dal nostro segretario, ve ne sono sul diritto allo studio; sulla privatizzazione della sicurezza; sui diritti del lavoro, senza contare altri interventi… tuttavia il nostro deputato, secondo il POP, “non è riuscito a usare il parlamento come un comunista dovrebbe fare”. Perché – evidentemente – un comunista è solo colui che sbraita slogan rivoluzionari… ma davvero il POP è ridotto a questo “comunismo” macchiettista?

6. Un comunista – spiega sempre il POP – deve “far crescere il movimento”. Quale movimento? Il movimento operaio? quello studentesco? o quello di …Beppe Grillo importato in Ticino? Perché la lotta per sfiduciare le istituzioni condotta da MPS (nuovo partner del POP) fa “crescere il movimento” forse? lo fa evolvere in senso progressista? Gli operai acquisiranno così la coscienza di classe per sé e si stanno preparando a mobilitarsi in massa per rifare lo sciopero generale del 1918? Suvvia… le critiche possono essere legittime, ma almeno evitiamo di finire nel ridicolo scomodando Lenin e il concetto di “megafono delle lotte sociali” senza capire il contesto in cui agiamo.

7. Infine la ramanzina ideologica (che a noi, ormai usciti dall’adolescenza, non ci fa né caldo né freddo): il POP sceglie “di stare con chi si lancia contro il sistema, non con chi si adopera per migliorarlo”. In pratica il PC sarebbe riformista, moderato, gradualista e magari pure controrivoluzionario perché vuole migliorare il sistema e non abbatterlo. Incredibile ma vero, sembra di rivivere lo scisma fra maoisti e filo-sovietici degli anni ’60 con magari annessa accusa di “revisionismo kruscioviano”. Facciamo chiarezza: il PC lavora in Svizzera nel 2018, valuta quindi i rapporti di forza reali e non quelli dei sogni, cerca un consenso se possibile po’ più ampio dei soli marxisti-leninisti perché i lavoratori non campano di folclore. Inoltre, se siamo in parlamento il nostro lavoro è usare i margini di agibilità concessa dalle istituzioni democratiche per fare avanzare in senso progressivo la società, non siamo in un’epoca in cui – per far felice il POP – si possono distruggere i parlamenti per creare i soviet degli operai, dei soldati e dei contadini.

8. Un comunista d’altri tempi, che probabilmente il POP accuserebbe di revisionismo, tale Antonio Gramsci, diceva che “il Partito Comunista non può disinteressarsi della forma del governo borghese sotto il quale esso deve svolgere la sua azione. D’altra parte le masse che noi dobbiamo convincere e conquistare non ci comprenderanno mai se con la nostra tattica elettorale noi favoriremo il trionfo della peggiore reazione”… ecco la lista MPS-POP ha due nemici: il PC in Gran Consiglio e il PS in Consiglio di Stato… a tutto vantaggio di chi, secondo voi?

9. Trotsky (cioè il papà ideologico di MPS) è “il teorico politico dell’attacco frontale in un periodo in cui esso è solo causa di disfatta”, così diceva Gramsci nei “Quaderni dal Carcere”… ecco che il POP, che trotzkista non è, rinnega tutta la tradizione seria e pragmatica del Partito del Lavoro di Monetti e Gilardoni (senza citare il PCI di Togliatti fino a Berlinguer che immaginiamo a questo punto saranno etichettati come “traditori”)… e aderisce alla visione del mondo di MPS e della IV Internazionale in cui o il sistema lo si abbatte o nulla! Insomma una penosa subalternità culturale e ideologica: una brutta fine per i coniugi Crivelli.

10. Il POP afferma: “sul territorio abbiamo collaborato con l’MPS in più occasioni, come per esempio nella recente campagna contro il PV2020”. Ottimo specificare “sul territorio” perché invece in parlamento il consigliere nazionale del POP/PSdL ha votato a favore della riforma pensionistica contro il suo stesso Partito, facendola così approvare per esattamente un voto. Sì, decisamente il parlamento non è il loro forte…

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