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Il 4 giugno la Commissione federale della Posta (PostCom) lodava il servizio postale svizzero. Il tempo di una notte e il 5 giugno PostFinance annuncia il taglio di 500 impieghi a tempo pieno nel giro di due anni.

Ci sarebbe da ridere se non stessimo parlando di licenziamenti, gli ennesimi, dell’ex-regia federale. Magra consolazione pensare che due terzi dei posti di lavoro cancellati saranno assorbiti dalla naturale fluttuazione del personale: il resto sono infatti licenziamenti e in generale stiamo parlando di giovani che non potranno sostituire chi va in pensione.

La motivazione addotta è la solita: la riduzione dei margini di profitto! La banca postale non farebbe utili a sufficienza? Ma che panzane ci stanno raccontando i manager della Posta? Dopo la “contabilità creativa” – per usare un eufemismo – emersa presso AutoPostale, possiamo avere tanti legittimi dubbi sulla serietà dei vertici a cui il governo ha appaltato la gestione dell’azienda postale, un tempo fiore all’occhiello della Confederazione.

La Posta non deve aver per obiettivo quello di fare profitti, essa è un servizio pubblico e ha dunque una responsabilità per garantire il tessuto sociale del Paese. Pendente in Gran Consiglio c’è l’iniziativa cantonale del Partito Comunista che chiede a Berna di ri-nazionalizzare la Posta, ci attendiamo che essa sia affrontata il più presto possibile perché se non si affrontano le cause dei problemi, non si riuscirà a salvare questa azienda che ogni giorni annuncia solo tagli.

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